caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

IL GABINETTO DEL DOTTOR CALIGARI regia di Robert Wiene

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Signor K.     10 / 10  12/12/2014 15:54:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Caligari e(st) Hitler nell'al di là del principio di cinema.

ATTENZIONE SPOILER

Che dire su questo capolavoro incommensurabile? Tralasciando i ben noti aspetti tecnici e stilistici dell'espressionismo, possiamo soltanto aggiungere - e magari rifletterci su, fate voi - alcuni passaggi del fondamentale "Von Caligari zu Hitler : eine psychologische Geschichte des deutschen Films" di Siegfried Kracauer.
Partiamo dal fatto che l'idea originale del film, opera degli sceneggiatori Carl Mayer e Hans Janowitz, venne modificata da Fritz Lang, il primo regista a cui fu commissionato il film, ma quest'ultimo, impegnato nel suo primo lavoro "Die Spinnen", dovette rinunciarvi, lasciando il posto a Robert Wiene.
L'idea originale è quella che vediamo dal secondo al quinto atto, ovvero il film si conclude con la sconfitta dell'autorità onnipotente e senza morale (Caligari) che viene smascherato e rinchiuso in manicomio. Successivamente, e questa è la ragione che ha spinto Kracauer a parlare di "un film rivoluzionario trasformato in un film conformista", vennero aggiunti il primo e l'ultimo atto; così facendo, seppure rimanga forte la critica all'autorità, il tutto viene riportato a una dimensione psicologica; la storia originale narrava gli orrori della realtà, quella di Wiene racconta un'allucinazione: la malvagità di Caligari e il suo smascheramento esistono solo nella mente di un pazzo. La storia originale metteva in risalto l'aspetto criminale dell'autorità, quella di Wiene glorifica l'autorità e condanna il suo antagonista.

Vi cito un passaggio del libro di Kracauer:
"Questo racconto dell'orrore, vicino a E.T.A. Hoffmann, era apertamente rivoluzionario. In esso Carl Mayer e Janowitz, come precisa quest'ultimo, avevano semi-intenzionalmente stigmatizzato l'onnipotenza di un'autorità di Stato che si manifesta con la coscrizione universale e le dichiarazioni di guerra. Il governo di guerra tedesco pareva agli autori il prototipo di simile vorace autorità. In quanto sudditi della monarchia austro-ungarica, essi potevano meglio dei cittadini tedeschi del Reich penetrare le fatali tendenze insite nel sistema tedesco. Il personaggio di Caligari personifica queste tendenze; egli rappresenta l'autorità illimitata che idolatra il potere in quanto tale e, per soddisfare la sua smania di dominio, viola spietatamente ogni diritto e valore umano. Poiché agisce come semplice strumento, Cesare non è tanto un assassino colpevole quanto una vittima innocente di Caligari. Così lo concepivano gli stessi autori. Secondo il pacifista Janowitz, essi avevano creato Cesare con il vago proposito di ritrarre l'uomo comune che, costretto dal servizio militare obbligatorio, viene addestrato a uccidere e a essere ucciso. Il significato rivoluzionario di questo racconto si manifesta apertamente alla fine, quando si rivela che lo psichiatra è Caligari: la ragione vince le forze irrazionali e l'autorità insensata viene simbolicamente abolita."

Tutto il cinema tedesco dell'epoca si caratterizza per la sua "organicità strutturale", il "costruttivismo di studio" con cui racconta avvenimenti irreali all'interno di una sfera "controllabile".
Certamente Wiene non modificò la storia per questioni ideologiche, piuttosto per un adattamento alle necessità delle masse tedesche dell'epoca, mettendo il racconto in una scatola rassicurante che più si confaceva al ceto basso.

Sempre con le parole di Kracauer:

"[...] anche la maggior parte dei lavoratori socialdemocratici si astenevano dall'azione rivoluzionaria, ma al tempo stesso un'azione psicologica pareva prepararsi nella profondità dell'animo collettivo. Il film rispecchia questo doppio aspetto della vita tedesca, saldando una realtà in cui trionfa l'autorità di Caligari con un'allucinazione in cui la stessa autorità viene abbattuta. Non si poteva trovare miglior combinazione di simboli per esprimere la rivolta contro le tendenze autoritarie che si celava dietro la facciata di un comportamento contrario alla rivolta stessa".

La voglia di rinchiudersi in un guscio, sentimento diffuso nella società tedesca dell'epoca, trova una perfetta rappresentazione in questo che è il primo film completamente girato in interni ("poiché avevano deciso di cercare rifugio nell'interno dell'animo, i tedeschi non potevano certo permettere allo schermo di esplorare proprio quella realtà che avevano abbandonato").

Presentato per la prima volta nel 1920, stesso anno in cui Freud pubblicò "L'al di là dei principi di piacere", "Das Kabinett" resta una delle opere più affascinanti e inquietanti della storia del cinema; un'opera fondamentale per capire lo sviluppo del cinema e l'animo tedesco antecedente al nazismo.

Il caposaldo assoluto dello "schermo demoniaco".