Jolly Roger 7½ / 10 12/03/2019 11:23:26 » Rispondi Quattro uomini decidono di trascorrere la vacanza facendo trekking in Svezia, tra immensi spazi aperti e desolati. Per un imprevisto, sono però costretti a deviare verso una scorciatoia, che prevede l'attraversamento della foresta. La prima bella novità di The Ritual sta nel gruppo dei protagonisti: finalmente quattro uomini, quattro quarantenni e non il solito gruppetto di adolescenti lobotomizzati. Quest'ottima scelta taglia alla radice la presenza dei soliti, fastidiosi, comportamenti scemi che normalmente in questo genere di film preludono alla tragedia. Qui, invece, i protagonisti si comportano in modo ragionevole e le loro reazioni sono credibili. Risulta verosimile anche la motivazione del loro viaggio, nonché le dinamiche e le tensioni latenti all'interno del gruppo, che verranno a galla con il climax degli eventi. La Svezia fa da padrona fornendo un'ambientazione splendida, valorizzata benissimo dalla fotografia. Inoltre:
Azzeccatissima l'idea di inserire, ai margini della foresta, una carcassa del furgoncino hippie tra i rovi! Ci ho visto ben tre cose: - una citazione dell'autobus di McCandless, col significato che i protagonisti stanno abbandonando un posto non sperduto (il sentiero turistico) per fare il loro ingresso nella vera natura selvaggia, fuori dai percorsi segnati dalle mappe; - un presagio negativo di quel che accadrà. Il furgoncino hippie è ovunque il simbolo della vacanza. Il furgoncino conciato in quel modo è il presagio che la vacanza…andrà male. - è, ancor di più, una citazione dei Rednecks horror più famosi, da Non Aprite Quella Porta in poi (Wrong Turn, etc…). Non si tratta, ahimè, soltanto di una carcassa abbandonata lì, ma è anche un indizio che i proprietari di quella carcassa hanno fatto una brutta fine.
Sì, perché i Rednecks non sono solo in Texas o nei boschi del West Virginia. Esistono anche i REDCEKS SVEDESI! Qualcosa di simile ai Rednecks texani ma ancora più rudi, evidentemente perché discendono dai vichinghi. Non pensavo che il film avrebbe preso questa piega, ma è stata una sorpresa piacevole :-)
I veri cattivi comunque non sono i Rednecks. E il vero mostro del film non è la Creatura. Ma il senso di colpa. La Creatura rende reali i nostri incubi peggiori, sfrutta le nostre paure. E' attraverso di esse che esercita il proprio potere, attraverso di esse domina sugli uomini soggiogando la loro volontà. E' per questo che il protagonista Luke viene marchiato: la Creatura ha visto in lui un enorme dolore (il senso di colpa che Luke ha, per non essere intervenuto a difesa del suo amico, ucciso dai due malviventi). Sentimenti che rendono Luke più debole, più fragile umanamente rispetto agli altri del gruppo – e quindi più soggiogabile: un nuovo adepto da aggiungere ai Rednecks vichinghi che, per onorare la Creatura, offrono ad essa sacrifici umani. La stessa Creatura è una metafora del senso di colpa: ho letto che il nome Jotunn significherebbe qualcosa come "gigante" o "divoratore di uomini" – il che lo porta a rappresentare il senso di colpa, che è "gigante" perché pesa in modo grave sulla coscienza, divorando l'uomo dall'interno. La Creatura agisce nella foresta, nell'ingarbuglio di alberi e di rami; proprio come il senso di colpa, che attanaglia l'uomo e lo imprigiona in una foresta buia di rimorsi e brutti pensieri. Il film rappresenta un percorso di maturazione per Luke e la sua lotta finale con il mostro, che continua a farlo prostrare abbassandogli la testa a terra, è una ribellione verso il proprio passato, verso il peso che, schiacciandolo, gli impedisce di andare avanti e di vivere. L'unico modo per rimediare ai propri errori è attraversare il dolore ed espiare, fino a quando, con fatica e con rabbia, ci si riesce finalmente a perdonare. L'urlo di Luke, al di fuori della foresta dei rimorsi, è liberatorio non solo contro la Creatura, ma anche verso il peso del proprio passato, che deve per forza essere lasciato alle spalle.
Luke può tornare nella civiltà, voltare pagina, riprendersi la propria vita.