kowalsky 8 / 10 11/10/2006 14:08:55 » Rispondi A. Varda non giudica, descrive. E analizza il mondo dell'emarginazione partendo dal contrasto sociale che rappresenta la protagonista, la sua scelta anarchica o socialista, se vogliamo. I riferimenti a un mondo dalla quale essa si sente costantemente rifiutata (o che accetta di rifiutare) sono numerosi, a partire dall'esilarante conversazione etilica con un'anziana che Mona costringe "ad aprire gli occhi" nei confronti del figlio e dei suoi reali interessi... affettivi (ehm). Un film asciutto e a modo suo poetico, che costringe lo spettatore a "vivere" il declino e l'epilogo della protagonista senza provarne rabbia, nè pietà. Un modo assolutamente incoerente (e per questo notevole) di rappresentare la sofferenza senza aderire ai clichè correnti. Un leone d'oro a Venezia per una volta assai meritato e una splendida Sandrine Bonnaire, già rivelazione due anni prima con il bellissimo "ai nostri amori" di Pialat