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HALLEY regia di Sebastian Hofmann

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6½ / 10  10/01/2018 10:17:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Asciutto e glaciale il film del messicano Hofmann fissa la routine quotidiana di Beto, guardiano notturno di un centro sportivo, affetto da una patologia che costringe il suo corpo a decomporsi nonostante l'uomo continui a comportarsi (quasi) come ogni normale essere umano. "Halley" è uno zombie movie atipico, senza spargimenti di sangue e con un protagonista che pur mai dichiarato defunto vede il suo corpo marcire senza poterci far nulla.
La consapevolezza del dramma è il pilastro portante del film, basato su una serie di eventi in cui la lentezza regna sovrana, come quella di un corpo che risponde ormai a fatica agli input cerebrali. La mente lucida è l'unica alleata nel gestire -con grande difficoltà- una situazione in cui il grottesco si fonde col dramma, tra una capatina all'obitorio e una richiesta sessuale alla faccia dell'aspetto non proprio seducente.
Hofmann lavora molto sul dettaglio, utilizza inquadrature spesso sfocate per conferire maggiore alienazione ad un individuo che non dovrebbe più appartenere a questo mondo, nel frattempo riflette sulla solitudine mai esclusiva del malato, ma anche di chi conduce una vita in apparenza appagante. Si lavora molto sui contrasti come l'ordine e la pulizia dell'abitazione contro un corpo ridotto in pezzi, i muscoli gonfi degli avventori della palestra destinati anch'essi al deperimento e opposti al flaccidume di Beto.
Tra desolazione e malinconia c'è l'ultimo richiamo alla vita mostrato nell'unica scena disturbante, mentre lo spirito di conservazione aggiunge un epilogo in profonda antitesi con l'insistito minimalismo di cui il film è fin troppo saturo.