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MATCH POINT regia di Woody Allen

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     9 / 10  28/01/2006 23:41:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh finalmente è arrivato il momento di archiviare le tante delusioni e riprendere in mano la tessera d'iscrizione al Fan Club del prolifico ebreo newyorkese. Con Match point si ristabilisce un contatto, le recriminazioni da amante deluso si perdono e si ritrova quel tempo perduto che non apparteneva ai miei sogni da oltre 10 anni almeno (diciamo dal quadretto espressionista di "ombre e nebbia", o l'irriverente affresco di "pallottole su Broadway"). No, davvero stavolta non è il solito annuario di routine con qualche sprazzo dell'antica classe. Stavolta è diverso, Match point ti assorbe radicalmente, turba e coinvolge, ma molto lentamente, una seduzione duratura come i corteggiamenti mai vani. E' ancora una volta una storia di crimini e misfatti col ricordo di Dostoevskji nel taschino e una Londra contemporanea che annuncia efficacemente la sua stasi temporale, nel "bel mondo" catturato come epopea Britannica. E' il "nuovo" Allen, che trasferisce nella Perfida Albione le nevrosi newyorkesi sfidando laicamente la vita, come concetto "astratto" e tragico di una funzione illiberale. Tutto è concesso al protagonista, l'arrampicata sociale, un po' come Laurence Harvey ne "la strada dei quartieri alti", ma Allen non forza mai la mano. Lo stesso personaggio della Johansson (incantevole la sua entrata in scena) è sufficientemente lontano dalla sua "plebeità", e la figlia dell'alta società non ha nemmeno eccessiva dimistichezza con il bon-ton in cui si è integrata. Nel gioco delle due parti, Allen tratteggia un trentenne quanto mai raffinato e abile nel destreggiarsi nei suoi Nuovi Mondi ("Santo cielo, ma tuo padre era un minatore specializzato in galateo?"). Ma a dire il vero sono ben altri i particolari che non possono sfuggire del film: la dimora modesta in cui vive inizialmente il protagonista, il quartiere degradato della johansson, la scelta delle classi privilegiate di assistere, indifferentemente, a uno spettacolo di Lloyd Webber o a un film di Salles sulla vita di Che Guevara, la nudità più volte esibita del giovane forse come simbolo (sintomo) di uomo spogliato nella sua coscienza (memorabile il tremolio delle mani in un taxi dopo aver realizzato il suo diabolico piano).

"Tu farai parecchia strada, se non rovini tutto"
"Come potrei rovinare tutto?"
"Per esempio provandoci con me"
"Cosa ti fa pensare che succederà?"

Dunque prendiamo la rappresentazione di una Londra contemporanea che a fatica coglie il respiro della sua forzata modernità sociale: non solo è credibile, ma geniale.
Ma anche quando l'enfasi prende il sopravvento, interviene l'aria di un melodramma a sottolineare la dimensione cinica e tragica del protagonista, la sua corsa imbelle verso il conformismo, il disprezzo delle norme vigenti e la spudoratezza omertosa della dimensione rarefatta univoca e splendente in cui vive. E poi qualche sequenza da antologia, come l'anello che non riesce a cadere nel Tamigi, segno di un'ineffabile contraddizione della colpa quando non tiene conto di un particolare che potrebbe essere(gli) fatale. C'è sempre un dubbio latente, che affiora anche nei flashback di Chris e nelle indagini degli investigatori che. quasi violentando il fatalismo crogiolante del film, la rinuncia al Castigo, sembrano usciti dall'humour nero e sottile del signor Hitchcock: un vero coup de foudre che trasmette un senso inequivocabile di smarrimento, di insensata vittoria, di legittimazione alla mediocrità dell'avere sull'essere. Amarissimo, e meraviglioso
serenella  29/01/2006 11:02:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
lo vedi che quando ti impegni di cinema ne capisci... (vedi A HISTORY OF VIOLENCE). buona analisi, sono d'accordo con te
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  29/01/2006 11:21:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi avevano detto alcuni che ricordava "un posto al sole" di Stevens ma io non ci trovo tante affinità Ho adorato questo film, e adoro da sempre Scarlett nonostante non sempre abbia fatto i film giusti
antoniuccio  30/01/2006 22:07:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mio caro, sei sempre una leggenda. Però solo 9? Eddai, ogni tanto allargati.
Mi hai ricordato una cosa, quando parli delle nudità esposte del protagonista per esaltare la sua lontananza dal "ceto" ricco: Pic-nic con Holden e Novak. Sbaglio?
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  31/01/2006 00:28:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non ci ho pensato affatto per quanto quel film l'ho visto un sacco di volte. Ma ribadisco: il cinema è una questione di umori, vero, ma generalmente un 10 è rarissimo, roba da un paio di film ogni dieci anni, per quanto l'umore possa generare il contrario. Anzi, penso di essere fin troppo generoso a volte. Ma ho rispettato la valutazione delle stelle, se penso che questo film sia da quattro stelle, merita 8 o 9, e i film da cinque stelle, si sa, escono una volta ogni trenta o quarant'anni, piu' o meno
Andre85  06/02/2006 17:08:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
scusa! non ti avevo ancora fatto i complimenti! :-)