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DUNKIRK regia di Christopher Nolan

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david briar     5 / 10  14/10/2017 10:20:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
C'è riuscito. Nolan c'è riuscito di nuovo. Ma a fare che?
E' riuscito a fare un blockbuster d'autore, capace d'intrattenere un pubblico di massa, che mettesse al centro, un'altra volta, il suo modo di fare cinema, di strutturare il racconto, che fosse in grado di essere un film che rispecchi il suo autore nonostante un budget piuttosto elevato che solitamente porta a dei compromessi. A fare un film soddisfacente, capace di rimanere emotivamente nella memoria, invece , purtroppo stavolta non c'è riuscito.
Il problema in "Dunkirk" non sta tanto nell'assenza di un personaggio con cui empatizzare, cosa che invece in Nolan è sempre stata molto forte, tutti i suoi film hanno almeno un personaggio con una psicologia abbastanza complessa, che è il perno emotivo a cui ruota tutta la struttura, soprattutto da un punto di vista temporale. Se Nolan ha scelto di fare qualcosa di diverso, ben venga, perchè di sicuro in questo senso Dunkirk aggiunge qualcosa alla sua filmografia.
Il concetto che sta alla base di quello che succede è la relatività dell'eroe in un contesto di sopravvivenza come la guerra. Perchè questo non è un film di guerra, ma piuttosto un film di sopravvivenza: il termine di paragone non può essere nè Kubrick nè Spielberg, e nemmeno Malick, seppur la sequenza iniziale possa ricordarlo. Il vero riferimento che mi è venuto in mente guardando il film è "United 93" di Greengrass. Nolan da quel film stupendo prende diversi elementi importanti relativi all'eroismo degli anonimi, della massa, ma anche un'idea di montaggio capace di produrre la tentazione di un climax "continuamente rimandato", in loop continuo. Sarebbe interessante discuterne con chi ha visto il film di Greengass, e chiaramente questo tema torna forte in Nolan dopo la trilogia di Batman: "chiunque può essere un eroe".
Per quel che riguarda la tecnica, è inutile continuare ad elogiarla: dico solo che avendolo visto in uno schermo normale di un Uci Cinemas ho avuto l'impressione di perdere tanto da un punto di vista del realismo estetico e da un punto di vista cromatico. In generale, le sequenze aeree e un annegamento sono decisamente la cosa migliore del film, anche se ho notato una certa piattezza nella composizione delle inquadrature, soprattutto quelle in barca.
Tutto il resto, purtroppo, non va: la struttura basata sull'idea di tre linee temporali con durata diversa viene comunicata dalle didascalie, ma non credo che effettivamente questo si avverta, a meno che uno non si metta ad analizzare il film inquadratura per inquadratura. Penso che la maggior parte degli spettatori comuni avverta il tutto come in simultanea, ed effettivamente sembra proprio così: ci sono alcuni elementi che tentano di provocare uno scarto temporale, come la luce e una nave che affonda da 3 punti di vista diversi in parti diverse del film, anche se nel tempo della storia il momento è esattamente lo stesso.
Questi elementi non solo non bastano e rischiano di sfuggire nel flusso continuo che risulta essere Dunkirk, ma inoltre la struttura narrativa non è veramente giustificata da un fine specifico, senza quelle didascalie per la maggior parte degli spettatori siamo sicuri che cambierebbe qualcosa? Il problema di Dunkirk, sorprendentemente, sta nell'ossessione del suo grande creatore: il tempo. Il tempo è gestito male, non riesce a comunicare nè tensione per quel che sta succedendo, se non in qualche punto isolato, nè ha un senso preciso per questo specifico evento, che poteva essere raccontato allo stesso modo in simultanea sempre con un montaggio simile, se quello era lo scopo. Mi sembra sia stato più un vezzo autoriale che altro, e la cosidetta grande colonna sonora di Hans Zimmer, sulla base di cui il film sarebbe costruito come una partitura musicale, è uno dei suoi lavori più dimenticabili, tanto che mi è venuto da pensare che se Nolan avesse messo parti strumentali di qualche canzone dei Pink Floyd, tipo "Time" o "Echoes", che evocano un effetto simile a quello che cercava, forse il film sarebbe stato più memorabile e più emozionante.
Insomma, per me, il vero problema di Dunkirk è che la struttura narrativa non funziona, nè se la pensiamo come partitura musicale, nè se la pensiamo come struttura di un qualunque film d'intrattenimento, nè se la pensiamo in funzione di tutta la filmografia precedente di Nolan, che stavolta per me semplicemente non è riuscito a creare il ritmo giusto, a trovare l'equilibrio nel montaggio. E' come se fosse tutto in un climax continuo che però non viene effettivamente creato, un climax incapace di avvolgere, che sembra essere invece continuamente rimandato, non è nè ascendente nè discendente, è come se fosse semplicemente bloccato in una stanza dove rimbalza. Magari, qualcuno dirà che è un effetto voluto, bene, per quanto mi riguarda è un effetto che non funziona, e Dunkirk è semplicemente un esperimento venuto male di uno degli autori più geniali del nuovo millennio, anche da un punto di vista commerciale. Questo film è come un ingranaggio che potrebbe essere interessante creare, vederlo mentre gira, ma non aziona assolutamente nessun interruttore, niente di niente.
Se sono d'accordo con chi dice che sarà un film dimenticato, credo che confermi ancora una volta che Nolan è il regista più equilibrato d'America, fra cinema d'autore e cinema commerciale, capace di autocitarsi in maniera anche abbastanza piacevole, soprattutto in due momenti che rimandano chiaramente a The Dark Knight(i soldati nella nave e la bugia detta a fin di bene).
Sul finale, invece, non c'è molto da dire, se non che il modo di rappresentare i nemici è sicuramente efficace, si avvertono molte forzature che sembrano voler far acquisire al film una complessità che invece non ha, mettendo in luce una contraddizione che attraversa Nolan in particolare dal terzo Batman: fare un film suo che sia anche in grado di mediare con gli spettatori che vogliono un'emozione un po' più semplice, un senso da dare ad una storia. un tema più semplice e riconoscibile. Per me Nolan non solo se ne sbatte altamente del patriottismo che invece ha dovuto inserire, se ne sbatte del senso di colpa dei sopravvissuti, tant'è che la scena è veramente debolissima, ma soprattutto sarebbe stato più coerente lasciar finire Dunkirk senza grandi discorsi, così com'era iniziato, così come aveva dimostrato di essere. Dei discorsi non c'era alcun bisogno: ribadisco che per me non ha funzionato innanzitutto per un altro motivo, ma questo è un ulteriore motivo che mostra una notevole contraddizione: non due poli registici fra cui è bloccato, ma semplicemente il compromesso che forse lui stesso sente facendo film così costosi, per cui forse viene, furbescamente, incontro alle esigenze di tutti. Rimanendo coerente con la sua cifra stilistica, si: ma è inutile dire che questa contraddizione rischia di far apparire i suoi film come animati da spinte contrapposte incapace di conciliarsi, che nemmeno lui riesce pienamente a comprendere.
Ancora una volta vediamo un'artista specificamente cinematografico che sfrutta le caratteristiche peculiari del mezzo per esprimere se stesso: ma quanto sono lontani i tempi in cui ci faceva emozionare con una civetta bianca che riappare o con uno smemorato che va a farsi un nuovo tatuaggio? Vedendo Dunkirk ritroviamo il giovanotto cervellotico di quei film, con qualche ruga in più che in questo caso sembra rifrangersi nel bisogno di ottenere un consenso il più possibile ampio. Ma dov'è quella purezza cinematografica, quella capacità di fare un prestigio semplicemente con la gestione temporale dell'intreccio? O anche, quella capacità di disinteressarsi se una trottola cada o meno, perchè quel che conta è un uomo che è convinto di tornare dai suoi figli, non conta che ci torni davvero. Ma dopotutto, forse tutto questo non conta, non importa, è solo un film: il cinema è un business. Dopotutto, è soltanto un trucco..