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TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI regia di Martin McDonagh

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Spera     7 / 10  17/01/2018 13:32:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Amo questo regista per i suoi due primi film, ho adorato "In Bruges" e apprezzato "7 psicopatici".
Il suo modo di mettere in scena la commedia nera è veramente splendido e crea quasi un genere difficilmente riscontrabile in altri autori.
Raramente commedia e dramma si uniscono in matrimonio meglio di come lo fa McDonagh.
Cavolo! E' riuscito anche a farmi piacere Colin Farrel che personalmente mi ha sempre fatto storcere il naso, il che è tutto dire.

Il suo ultimo film "Tre manifesti a Ebbing, Missouri" non mi ha lasciato completamente soddisfatto.
Qui commedia e dramma non si sposano perfettamente, a mio avviso, come negli altri suoi film (penso di aver visto "In Bruges" qualcosa come 8/9 volte) ma fanno un pò a cazzotti suscitando in me una sensazione di forzatura che non ho apprezzato.
Ho avvertito contrasto qui e non armonia perfetta nell'incontro tra i due generi, cosa che non mi fa valutare il film come una commedia nera perfetta ma come un prodotto poco coeso e un pò forzato nelle sue due facce.
Certo sono passati 10 anni da "In Bruges" e sono cambiate anche le produzioni: il primo era una co-oproduzione Belgio/Gran Bretagna, il secondo Gran Bretagna/Usa e quest'ultimo una produzione totalmente USA.
E scusatemi ma la trasformazione si vede e come e per me è discendente nei suoi 3 lavori e nei 10 anni trascorsi.
Se in "In Bruges" l'essere antiamericano erano espresso con battute sottili e sapientemente congegnate qui mi sembra tutto più piatto e banale.
Per non parlare poi delle esagerazioni nel linguaggio e nelle dinamiche famigliari che mi sono sembrate fuori luogo e forzate (come augurare alla propria figlia di essere stuprata giusto per rendere il dramma più aspro).
Qualche risata la strappa ma in sala ridevano per ogni ******* tanto da rovinare il coinvolgimento.
Io per mio carattere, riesco a lasciarmi andare di meno quando si parla di temi come questo, non ho tanta voglia di ridere e metabolizzo il dramma in modo molto lento, perchè comunque di questo stiamo parlando, di dramma: una madre che ha perso la propria figlia in modo atroce, l'abbandono delle istituzioni ai danni di questa stessa madre che non riesci ad avere giustizia e, ancora più terrificante, una società allo sbando intrisa di una mentalità retrograda e piena di pregiudizi.
Quindi in definitiva io ho sorriso un paio di volte ma devo dire che non mi sono mai emozionato come invece mi era accaduto e ancora adesso mi accade con "In Bruges", per me il suo capolavoro nonostante sia il lungometraggio di esordio del regista.

Il film rimane comunque godibile e originale, lo aspettavo con trepidazione forse troppa.
Gli attori sono ottimi e la regia pure, le musiche, invece, non mi hanno lasciato il segno come appunto aveva fatto Bruges e le sue atmosfere.
Ora però me lo rivedrò per la decima volta, è entrato per me nel top delle commedie nere insieme a "le mele di Adamo", caso strano entrambe produzioni europee.
Continuo a pensare che il cinema americano appiattisca e standardizzi tutto quello che di buono affiora sul panorama cinematografico.
Comunque consigliato e da vedere, anche se tra mangiatori di popcorn, gente che ride sguaiata e che chiacchiera e chi più ne ha più ne metta il cinema diventa un luogo sempre più difficile per apprezzare un film.