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MEKTOUB, MY LOVE: CANTO UNO regia di Abdellatif Kechiche

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The Gaunt     6½ / 10  24/09/2017 18:45:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mektoub, My Love: Canto Uno segue la falsariga della Vita di Adele. A livello temporale è meno dilatato dato che il lasso di tempo è solo una porzione d'estate. Ma in questo racconto di formazione del giovane Amin, Kechiche mette sempre al centro i corpi ed i volti dei suoi tanti personaggi. Amin, studente di stanza a Parigi, si ritrova (e noi con lui) di fronte ad un contesto che gradualmente diventa estraneo e straniante. Ben inserito in un gruppo di amici e parenti, al tempo stesso la sua indola porta ad isolarsi e contemplare a distanza quei corpi e quei volti. Si manifesta un graduale distacco da quella realtà al quale, sia pure inconsciamente non sente più di appartenere.
Il film di Kechiche pur avendo una lunghezza considerevole si lascia vedere in maniera scorrevole. Dopotutto il regista franco-tunisimo possiede notevoli abilità come narratore e la sua capacità di inserire lo spettatore nei meccanismi del film seguendo le gesta dei suoi personaggi è una capacità non da tutti. Vero anche che il suo cinema tende molto alla sottilineatura. L'esposizione dei corpi tende ad essere sfacciata e plateale e sinceramente fine a se stessa. Non mi sento di giudicare negativamente questo film, però nemmeno a lodarlo più del dovuto, secondo il mio punto di vista.
Larry Filmaiolo  24/09/2017 18:48:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
la gente si è lamentata dei culi grossi, a me piacciono anche così. il film in sè mi è piaciuto molto meno dei culi però.
The Gaunt  24/09/2017 20:47:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sull'estetica dei culi pesno che si sia già espresso Disegni nella sua striscia sul "giornaliero". L'unico che potrebbe mettere la parola definitiva sulla questione sicuramente il buon Tinto.