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GATTA CENERENTOLA regia di Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Dario Sansone

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marcogiannelli     9 / 10  18/09/2018 12:51:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un vero e proprio capolavoro.
Fa strano leggerlo ma è un film d'animazione così atipico che è anche difficile inserirlo in un gruppo di cartoni, vista la sceneggiatura.
Il lampo di genio più luminoso è aver unito una cornice cyberpunk (ma direi anche steampunk con la nave, il suo motore, i vapori) a Napoli, al porto di Napoli. La città del degrado per eccellenza, per come viene da sempre raccontata, nel suo luogo più "sporco", il porto, che fa da sfondo ad una storia da futuro prossimo.
Dentro Gatta Cenerentola c'è un mix.
C'è tutto l'immaginario cyberpunk e steampunk dell'animazione giapponese, c'è il cinema di genere italiano della malavita, c'è la favola, c'è una fortissima componente drammatica, c'è una grandissima opera di denuncia tanto che non sai se stai vedendo Ghost in the Shell, Paprika, un film Disney o un poliziottesco degli anni 80.
I disegni sono molto "colti" anche se, forse, a cercare il pelo nell'uovo gli unici difetti possiamo riscontrarli in questa loro eccessiva spigolosità e in movimenti a volte per niente fluidi, molto meccanici.
Le location, invece, son magnifiche anche se in realtà il film si muove quasi tutto nella nave e intorno ad essa.
Nel film, specie per bocca di Lo Giusto, vengon fuori male parole verso la sua città più c'è la sensazione che sto film, e le mani che lo hanno scritto, la amino perdutamente. Gatta Cenerentola è un grido d'amore verso Napoli anche quando al posto di parole d'amore mette quelle d'odio. C'è speranza, c'è voglia di appartenenza, c'è orgoglio.
Brani originali, vorticosi, uno più bello dell'altro.
Tra l'altro tutto il comparto sonoro è di altissimo livello, ogni minimo rumore come fosse reale.
Gatta Cenerentola, grazie agli ologrammi che rimandano al passato diventa anche un film di ricordi, di incroci temporali, di fantasmi.
Il rimando a Shining (con la nave a sostituire l'Overlook Hotel) è palese con questa compresenza tra i vivi di adesso e i fantasmi del passato, questi corridoi, questo luogo che nasconde crimini orrendi. E non è un caso, forse, che il film finisca come il libro di King, con il reparto caldaie che fa saltare tutto. Come non ricordare poi il massacro finale, anche questo tanto Shining, terribile, sanguinario.
I dialoghi sono per la maggior parte gretti e rozzi come gretti e rozzi sono quasi tutti i personaggi di questo capolavoro.
Appunto, i personaggi, i meravigliosi personaggi.
Mia, impaurita e con un grosso trauma da smaltire (che forse non manderà mai via), suo padre, Gemito, il terribile Lo Giusto, esemplare della Napoli peggiore e poi quello che è forse il personaggio più bello di tutti, Angelica, vittima, carnefice, capace di amare e di odiare.
Il cinema italiano non è morto.