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DER NACHTMAHR regia di Achim Bornhak

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  19/05/2017 09:56:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ci sono lievi punti di contatto con "Basket Case" e "Brain Damage", anche se in realtà con questi film "Der Nachtmhar", a parte il rapporto tra umano e strana creaturina, non ha moltissimo da spartire. L'essere (animato con vfx non proprio eccelsi) è una specie di deforme feto grigiastro; lei invece è Tina, giovane di buona famiglia, dedita a poca scuola e tanti rave party tra droghe, alcol e musica martellante tra techno e industrial buono a far saltare la pazienza pure a un monaco zen.
Sbalzi di volume violenti (non i soliti jump scares, ma proprio note sparate a cannone) ed effetti stroboscopici spesso ai limiti del sopportabile, danno l'idea di un lavoro a tratti compiaciuto. Fattore ravvisabile anche nella regia ricercata non sempre per reale necessità, e in uno script spesso gratuitamente contorto spalmato su vari piani tempo reali, oltre che su probabile sogno e realtà.
Peccati di gioventù del regista Akiz (all'anagrafe Achim Bornhak), il quale a livello narrativo tiene bene sulla corda riuscendo a giocare con le paure della protagonista e con le certezze dello spettatore. Conferme e smentite si susseguono con il mostriciattolo facile incarnazione materiale di timori adolescenziali legati alla crescita, oppure più probabilmente simbolo dell'ipocrisia di cui sono costituiti alcuni rapporti quando l'omologazione sociale va a farsi benedire. Akiz la vede con pessimismo, smontando l'accogliente nido della ragazza, mollata e criticata dagli amici e addirittura messa in dubbio dai genitori stessi, propensi ad evitare l'ascolto del possibile disagio a vantaggio di strizzacervelli e farmaci. La pellicola è quasi impossibile da decifrarsi in toto, vive molto sull'aggressione sonora e narrativa, cercando di mazzolare chi guarda come fosse finito, come da titolo, in un incubo. Sicuramente Akiz ha talento, allo stesso modo la sua irruenza non sempre paga, seppur sembri trovare nell'eccesso (si veda la notevole mezz'ora finale) la sua vera essenza.