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KAGEMUSHA - L'OMBRA DEL GUERRIERO regia di Akira Kurosawa

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Tumassa84     8½ / 10  06/03/2012 07:22:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Personalmente non è tra i miei film preferiti di Kurosawa, ma bisogna ammettere che oggettivamente si tratta di una pellicola di assoluto valore dai punti di vista formale, artistico e tematico.

Sin dalla prima scena, il maestro fa subito vedere di che pasta è fatto. Una lunghissima inquadratura fissa, con i tre personaggi disposti con precisione, come in un dipinto, e l'ombra del vero Takeda Shinge che si staglia imponente, più grande di lui, che fa riecheggiare sia il titolo (Kagemusha, ovvero sosia, vuole dire letteralmente "guerriero ombra"), sia quello che è il tema centrale di tutta l'opera. Un piano sequenza semplice ma estremamente efficace ed espressivo, e si sa che il genio si riconosce dalla capacità di utilizzare elementi ordinari in maniera straordinaria .

La tematica principale affrontata dal film, quindi, è quella del doppio e dell'identità. Per l'incredibile somiglianza fisica, un malvivente si trova a dover impersonare un nobile signore, morto in seguito alle complicazioni di una ferita da arma da fuoco, al fine di non far scoprire la notizia ai nemici del clan Takeda. Nonostante le reticenze iniziali all'idea di dover impersonare una persona morta, il finto Takeda si immedesimerà sempre più nel signore fino a perdere la propria identità. La scena che rappresenta meglio il suo stato d'animo è quella del sogno, una delle più belle di tutta la pellicola, dove si immagina perso e perseguitato dalla personalità del defunto che deve impersonare. Un altro mezzo con cui Kurosawa ci esprime il percorso interiore del protagonista è il toccante rapporto con il piccolo nipote di Takeda, l'unico che riesce a leggere veramente nel suo cuore. Se, infatti, all'inizio egli non crede al suo travestimento (mentre tutti i presenti non dubitano della sua identità), quando poi verrà smascherato lo continua a chiamare "nonno", perchè sente che ormai il protagonista e Takeda erano diventati tutt'uno.

Alla fine, scoperto l'inganno, il protagonista verrà cacciato a sassate, tanto riverito quando lo pensavano il signore, quanto maltrattato quando torna ad essere un povero vagabondo. Ma ormai egli si era immedesimato totamente in Takeda e non è più capace di tornare se stesso. Molto commovente è il modo in cui, malvestito e col viso sporco di polvere, continua a seguire di nascosto quello che era stato il suo esercito, e una volta che questo viene sterminato per l'incapacità militare del figlio di Takeda, si getta da solo all'attacco dei nemici per farsi uccidere sul campo di battaglia.

Dal punto di vista tecnico, visivamente Kagemusha è bellssimo: sgargiante, elegante, a tratti visionario. Anche per quanto riguarda i movimenti della macchina da presa, Kurosawa sembra essere tornato ai fasti dei suoi momenti migliori. Un appunto lo si può muovere alla lunghezza del film, dato che il soggetto non giustifica sempre le tre ore di proiezione: alcune scene non aggiungono molto all'economia dell'opera, mentre altre mostrano forse un eccessiva lentezza. Non che l'abbia trovato noioso, ma una mezz'ora in meno forse gli avrebbero conferito un ritmo più vivace e godibile. Anche la scena finale non mi ha convinto appieno, trovando i rallenting un po' ridondanti e il pathos troppo rimarcato. Avrei preferito qualcosa di meno magniloquente e più semplice, qualcosa che ricordasse l'asciutta perfezione del piano sequenza introduttivo, che, insieme a quella del sogno, ritengo probabilmente la scena migliore di tutto il film.