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KAGEMUSHA - L'OMBRA DEL GUERRIERO regia di Akira Kurosawa

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8½ / 10  05/01/2010 16:57:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Affresco del Giappone feudale in puro stile Kurosawa,ossia impostazione predominante di tipo teatrale unita ad aperture a campo largo,dedicate soprattutto a scene di massa riprese con grande eleganza e maestria.
Reduce da un periodo tutt’altro che spensierato e professionalmente appagante, nonostante il consenso unanime ottenuto con “Dersu Uzala”,Kurosawa,sostenuto a livello economico da Francis Ford Coppola e Gorge Lucas, confenzionò quest’ennesimo e mirabile ritratto storico del suo paese,ispirandosi a fatti storicamente documentati per poi romanzarli a proprio piacimento.
L’estetica lascia spesso senza fiato,la mescolanza dei colori (straordinaria la scena onirica),la cura per gli accostamenti cromatici,la magnificenza degli abiti e delle scenografie,anche quando minimali, ben contraddistingue la meticolosità del regista,sempre perfetto nell’inquadrare l’ambivalenza dell’uomo e le numerose sfaccettature che lo caratterizzano.
Chi meglio quindi di un “kagemusha”,ossia un sosia, poteva rappresentare le diverse maschere che un uomo indossa durante la sua esistenza?Kurosawa elegge a capo di un battagliero clan di samurai un abietto ladrone,che sostituito al principe defunto si cala nei nuovi panni dapprima con grande difficoltà, per poi immedesimarsi nella parte con convinzione sino a tramutarsi nel nobile uomo di cui è chiamato a fare le veci.La natura volgare dell’individuo sembra domata in seguito ad un primo madornale errore,quasi che lo spirito del principe,come sostenuto dai suoi generali,guidi l’ex malfattore,tanto questi sia diventato abile controfigura,quasi indistinguibile dall’originale sia in ambito bellico che famigliare.
Ma un atto azzardato,stimolato dall’amore per il nipotino acquisito e inteso ad indicare la totale incarnazione nel ruolo,segnerà indelebilmente la sorte del protagonista e il corso della storia.
Le scene di battaglia sono suggerite,mai palesemente mostrate,inseguite e tradotte dallo sguardo del kagemusha,che non tentennerà nell’indimenticabile finale a riappropriarsi della sua identità posticcia.
Molto buono l’intreccio narrativo che non svilisce affatto i personaggi secondari, ma ne esalta le principali peculiarità con un esemplare dosaggio di scene e dialoghi.
Tuttavia lo ritengo leggermente inferiore ad altri lavori del grande regista,è una sensazione dovuta probabilmente ad un gusto personale.Chiaramente siamo sempre su livelli sublimi.