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LUCI D'INVERNO regia di Ingmar Bergman

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Mpo1     8 / 10  17/09/2005 16:32:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
'Luci d'inverno' è il secondo film della trilogia bergmaniana che inizia con 'Come in uno specchio' e si conclude con 'Il Silenzio'. Per me è senza dubbio il meno bello dei 3, ma è cmq un'opera significativa e ricca di elementi interessanti.
Si tratta di un "dramma da camera", come il precedente 'Come in uno specchio', ma le innovazioni stilistische del film precedente vengono portate alle estreme conseguenze. E' un film estremamente essenziale, gli interni sono spogli, vuoti, gli oggetti spariscono per lasciare il posto ai volti, su cui è focalizzata l'attenzione. Gli esterni sono quelli innevati dell'inverno svedese. Il paesaggio tende a rappresentare l'interiorità dei personaggi.
Il protagonista Tomas è un pastore che ha perso la fede, anzi non l'ha mai avuta, avendola "confusa" con l'amore per la moglie. Morta la moglie, Tomas si rende conto di non avere più ragioni per vivere. Ci si può ricollegare al finale di 'Come in uno specchio": per Tomas Dio era l'amore, l'amore per la moglie. I fedeli (qui Max von Sydow) vorrebbbero essere confortati, ma Tomas non riesce più a propinare false speranze e menzogne consolatorie. E' meglio una bugia consolatoria o una verità che può far male? Ma al di là del tema religioso, la crisi di Tomas rappresenta una più ampia crisi esistenziale dell' uomo.
Ingrid Thulin interpreta Marta, la maestra atea innamorata di Tomas. Interessante notare come il personaggio più positivo del film sia una donna atea, mentre il pastore è uomo poco simpatico, tanto che giunge a maltrattare e denigrare la donna che lo ama. "Dio non ha mai parlato perchè non esiste. E' così semplice." dice Marta a Tomas (più o meno), e la mia simpatia va tutta a lei, come andava a Jonas, lo scudiero ateo de 'Il Settimo sigillo'. Ma Tomas rifiuta l'unica persona che potrebbe aiutarlo.
La moglie di Bergman (quella che aveva all'epoca) aveva definito il film "un capolavoro di monotonia", ed effettivamente cosa si può dire di un film che si apre e chiude con una messa... riguardo alla scena finale, Bergman non sapeva come chiudere il film e si ispirò a un fatto reale accaduto a suo padre (pastore a sua volta). Truffaut interpretava a suo modo la scena finale, vedendo nel pastore la figura del regista, che deve andare avanti per la sua strada anche se gli spettatori sono pochi... altre interpretazioni vedono nella messa finale un rituale vuoto, che viene portato avanti anche se non ha più significato. Bergman dichiarò che con questo film aveva chiuso con il problema religioso. Nel sucessivo 'Il Silenzio', Dio è nominato una sola volta, quando viene inutilmente invocato da uno dei personaggi. Non c'è nulla, esiste solo il silenzio.
Crimson  18/09/2005 09:53:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Più o meno abbiamo visto il film allo stesso modo, anche se io credo di aver colto in Tomas commiserazione benevola, anche se non di certo simpatia.
Già! mi hai aiutato a ricollegare lo scudiero a Marta..dal punto di vista dell'interpretazione teologica dell'esistenza, sono perfettamente identici!
Personalmente interpreto l'ultima scena... (vedi sotto)


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