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KONG: SKULL ISLAND regia di Jordan Vogt-Roberts

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Dom Cobb     5½ / 10  25/08/2017 00:03:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Negli anni '70, un gruppo di scienziati, soldati e ricercatori viene riunito per esplorare un'isola misteriosa appena scoperta; la spedizione, i cui veri obiettivi sono tuttavia un segreto noto a pochi membri, riserverà numerose, spiacevoli sorprese, non ultimo l'incontro con un gorilla dalle dimensioni di un palazzo...
Sull'onda del successo della nuova versione di Godzilla, la Warner decide di dire la sua sull'idea di un universo cinematografico condiviso, in questo caso con tutti i mostri iconici del cinema di cui detiene ancora i diritti. Dopo il lucertolone tocca allo scimmione, anche se il risultato è distante un abisso dall'opera di Gareth Edwards.
Seguendo un trend divenuto molto di moda negli ultimi tempi, al timone del film c'è un regista proveniente dal mondo delle produzioni indie, ma la differenza rispetto al più talentuoso Edwards si fa sentire: da una parte abbiamo un lato tecnico dove si fanno notare fotografia ed effetti speciali buoni, ma non eccelsi, mentre Vogt-Roberts si limita a fare il compitino con competenza, ma senza personalità o un qualsiasi tipo di energia o carica. Gli esterni sono carini da guardare, ma per lo più anonimi, simili a ogni altra giungla vista in ogni altro film di guerra del Vietnam. Di interessante vi è giusto la riuscita atmosfera e la ricreazione del periodo in cui il film è ambientato, nell'utilizzo di immagini che richiamano ai capolavori di Francis Ford Coppola e MIchael Cimino.


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Il vero tallone d'Achille del film, però, è la sceneggiatura, che a dispetto di qualche dialogo e scambio di battute divertente e ben scritto, vira sul mediocre: i personaggi principali, sempre che ce ne sia uno, sono una serie di macchiette la cui unica personalità è fornita dall'interpretazione degli attori, tutti di calibro troppo alto per il materiale che hanno a disposizione. Neanche talenti come Samuel L. Jackson o Tom Hiddleston riescono a dare tridimensionaltà a ruoli pensati e resi in modo molto superficiale, quando non inesistente.


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L'unico a salvarsi un poco è il profugo di John C. Reilly, protagonista dell'unico momento veramente interessante e quasi commovente alla fine del film, e la cui backstory avrebbe fornito materiale molto più interessante per un film. E, a voler essere pignoli, anche un paio dei soldati di contorno hanno dei momenti che li rendono umani; ma non è abbastanza. I personaggi umani in Godzilla non saranno i più complessi messi su schermo, ma diamine, almeno di loro qualcosa m'importa; di questi qui, manco conosco i nomi arrivato alla fine.
A salvare in corner il film e a renderlo almeno abbastanza godibile a vedersi è il ritmo, che viaggia spedito fin dall'inizio, non si perde in lungaggini e, soprattutto nel terzo atto, regala delle scene d'azione davvero non male.


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Certo, la suspence e la regia solida e decisa di Gareth Edwards per Godzilla è tutt'altra cosa, ma anche qui, alla fin fine, su questo aspetto non c'è di che lamentarsi.
Alle masse vogliose di azione sfrenata ed effetti speciali di qualità variabile ma non bassa, il tutto a discapito di trama, emozione o personaggi per cui valga la pena fare il tifo, il film piacerà parecchio. Ma per me, che preferisco avere come minimo un tentativo di inserire un po' di umanità in prodotti del genere, si tratta di un titolo per lo più dimenticabile.
E tanti cari saluti all'ennesimo universo cinematografico...