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ALL THE INVISIBLE CHILDREN regia di Mehdi Charef, Emir Kusturica, Spike Lee, Kátia Lund, Jordan Scott, Ridley Scott, Stefano Veneruso, John Woo

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K.S.T.D.E.D.     8 / 10  26/11/2006 18:35:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ad ogni regista il compito di descrivere la realtà dei bambini del proprio paese.. di quei bambini (costretti, in verità, a vivere già come degli adulti) invisibili, come suggerisce il titolo di quest'opera, agli occhi di coloro (tutti noi) che hanno avuto l'immensa fortuna di non trovarsi nella loro medesima situazione e che sono gli unici a poter/dover fare qualcosa per cambiarla.

CHAREF : è una descrizione in gran parte didascalica e solo apparentemente fredda di un dodicenne appartene ad un piccolo commando di liberazione africano, che, infatti, nei 2-3 minuti finali lascia esplodere tutta la parte sensibile che il ragazzino è costretto a soffocare per quasi l'intera durata del cortometraggio.(voto 8);
KUSTURICA : Getta un velo di ironia sulla vicenda di uno zingaro che paradossalmente si sente protetto.. libero in un centro di detenzione più che nella vita fuori dallo stesso, nella quale è costretto da suo padre ad una vita di furti e fughe..quando il suo unico desiderio è solo quello di fare un onesto lavoro imparato durante la detenzione. Ovviamente un paradosso che da solo è ben più che sufficiente.(voto 8);
SPIKE LEE : direi che fa male alquanto vedere una bambina urlare la sua disperazione per paura di morire di HIV e direi che fa rabbia alquanto vedere adulti urlare la propria ignoranza in faccia ad una ragazzina sola dinanzi a qualcosa troppo più grande di lei. Con questo episodio Lee colpisce dritto al volto.(voto 9);
LUND : Una giornata di lavoro di due bambini (il che sa già tanto di controsenso) in una San Paolo in cui gli stessi, nonostante la loro età, già si comportano come dei venditori navigati e che al tempo stesso riescono a trovare il modo di soddisfare, per quanto possibile, il loro lato giocoso; dovrebbe essere il contrario.(voto 8);
SCOTT : questa volta lo sguardo è quello di un adulto bloccato dall'incapacità di fare qualcosa di concreto per risolvere una situazione devastante come quella della guerra che egli si "limita" a raccontare attraverso il suo lavoro di fotografo; incapacacità dinanzi alla quale egli fugge.. rifugiandosi nella spansieretezza e nelle speranze della sua giovinezza, speranze che cozzano fortemente con le disillusioni di un gruppo di piccoli senzatetto.(voto 7);
VENERUSO : in questo capitolo italiano il regista, preferisce, ad uno severo, un più leggero tono per mettere in scena la storia di Ciro in una Napoli che ora più che mai si fa conoscere. Inteso, significativo e visivamente bello il fermo-immagine finale.(voto 7)
WOO : Il tipico pugno nello stomaco, sferrato dal parallelismo tra la solitudine di due bambine appartenenti a diverse classi sociali e dalla crudeltà di chi tali bambini li sfrutta; a rendere tutto più sopportabile è solo lo sguardo di speranza finale. (voto 9).

Come quest'ultimo ogni episodio termina con la speranza.. e non è retorica.. è giusto che sia così, è giusto che un progetto di questo tipo termini con una sguardo positivo ed in parte confortante.. proprio perchè l'intento deve essere quello di spingere verso la comprensione che fare qualcosa per cambiare tale situazione è possibile oltre che doveroso.