tylerdurden73 7 / 10 25/05/2017 10:55:15 » Rispondi Sibillino e respingente "Sun Choke" si focalizza sul rapporto tra due donne: Janie, dal nebuloso passato e palesemente disturbata a livello psichico, ed Irma, psicoterapeuta e all'occorrenza sadica matrigna/carceriera. Ambienti asettici e minimali le avvolgono in una storia dai miseri punti di riferimento e dalla narrazione destrutturata. Anche se poi il disagio della "paziente" è evidente, anestetizzato da una regressione infantile sotto la quale cova una rabbia pericolosa e repressa, inizialmente manifestata mediante piccole insubordinazioni come un ritardo o un bicchiere frantumato. La ribellione è dietro l'angolo, sollecitata dalle uscite in città di Janie in cui il regista Ben Cresciman comincia a rimarcare le gravi devianze della protagonista, ossessionata da una coetanea, nella quale, forse, vede la vita che le è stata negata da quel pregresso a noi interdetto. Ipnotico ed affascinante nonostante il ritmo compassato e l'esortazione forzata verso la ricerca dell'indizio, il lavoro di Cresciman muta col mutare di Janie, da subordinata messa in riga -con non poca bizzarria- grazie ad un diapason (!), a sorta di cane rabbioso cui nemmeno un collare elettrico serve a sedarne il livore. Dalla realtà ovattata e singolare delle sedute e delle relative punizioni a seguito delle scorribande urbane, si passa ad uno spaccato molto più feroce e sanguinoso, dove Janie tracima, non più circoscrivibile nella gabbia creatole intorno. Difficile da assimilare, magari a tratti autoreferenziale ma dotato di un fascino distorto e stralunato.