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GIORNI PERDUTI regia di Billy Wilder

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     9 / 10  24/08/2014 17:49:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il salto ormai è fatto, nel cambio di registro non ha perso una virgola della sua brillantezza sino ad allora prodigata nel plasmare la commedia, raccoglie gli stilemi del cinema d'avanguardia per modellare il cupo tunnel senza uscita dell'alcolismo in cui si ritrova Milland.
Talmente antihollywoodiano nello sconfessare quei ritratti bigotti che il cinema soleva realizzare che la stessa Hollywood ne dev'essere rimasta ammaliata (dato che poi l'autore è uno dei suoi figli prediletti), angosciante la crudezza, il sudore grondare dal volto sfiancato del protagonista al che tutt'ora sortisce gli effetti di repulsione dall'etilismo.
Esordisce con quella bottiglia che penzola alla finestra, introduzione che rammenta la più celebre finestra inquadrata da 'Psycho', dipendenza quella che attanaglia Milland non stemperata neanche dal finale apparentemente ottimistico, troppo forte la caduta lungo il tragitto della via crucis, una reputazione sgretolata dall'imbarazzo di aver contratto una malattia che ai più sembra la rogna, le malelingue della gente, trincerato in un ricovero che ha i contorni del manicomio, le insinuazioni notturne dei demoni dell'alcool deformano la visione, Helen è il ponte tra le 2 personalità, lo scrittore e l'alcolista, un attimo di scissione dell'io (tanto per restare in fede coi suoi temi pirandelliani). Altra gemma successiva di una decina d'anni, Preminger tratta la morfinomania dalla quale deve aver assunto i tratti spostati di quest'opera che si posiziona come punto di riferimento del genere, lo stesso Sinatra attinse da questa esemplare performance di Milland i tratti della dipendenza.
steven23  24/08/2014 20:21:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Uno dei pochi film di Wilder che ancora devo decidermi a vedere... tematiche di questo tipo di solito riescono sempre a catturarmi molto più di altre. La testimonianza di tutto ciò è proprio la pellicola di Preminger, che ho apprezzato oltremisura.
Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  24/08/2014 22:00:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Con il miglior Sinatra di sempre, aggiungo, ricordo che raggiunse livelli di crudezza non indifferenti quella pellicola, narrazione che si sviluppava in un triangolo amoroso (in contumacia Hitchcock mi impressionò la Novak), toni anche più leggeri con lo Strauss (esploso proprio con Wilder), mentre questo di Wilder si focalizza proprio nel microcosmo di Milland raffigura il delirium tremens ricorrendo anche al surreale, la regia è meno convenzionale, tutto è concentrato per gonfiare quello stato di brutta voglia, la Wyman a differenza della Novak perdura meno nel corso del film (Milland è chiuso in se stesso si aliena dal mondo) ma nell'ultimo quarto d'ora è toccante nel lanciare il suo inno alla vita.