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GIORNI PERDUTI regia di Billy Wilder

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Godbluff2     9 / 10  21/08/2022 23:03:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un nuovo capolavoro per Billy Wilder, immediatamente a seguire "Double Indemnity" e un regista che tira fuori due film di questa caratura uno dietro l'altro oh, non è che si trovi dietro ogni angolo di strada; rispetto al film precedente "The Lost Weekend" è ancora più cupo, più duro, più ancorato ad una storia di miseria umana, ancora più cinico e realista, con una crudezza narrativa davvero non comune nella Hollywood degli anni '40. Proprio per questo risulta essere il film più "europeo" di uno dei grandi europei della regia trapiantati ad Hollywood.
Peccato che questa volta Wilder abbia dovuto piegarsi alle maglie restrittive del "Codice" (sempre sia maledetto) dopo che già con "Double Indemnity" aveva dovuto districarsi e lottare tra le pretese di censura per mantenere il film pienamente coerente con se stesso; stavolta il miracolo non riesce e "The Lost Weekend" paga dazio nel finale, quell'ultimo minuto un po' sciagurato, fin troppo lieto e chiaramente forzatissimo nel suo messaggio di speranza, che spezza quella che sarebbe stata la più logica direzione narrativa che il film aveva fino a quel momento indicato perfettamente. Sarebbe stato un finale estremamente cupo e pessimista, impensabile per i produttori americani, ma del tutto coerente con quanto mostrato dal resto del film, ed è già una gran cosa in fondo che la maggior parte del film abbia tale libertà di crudezza espressiva.
Quel finale è l'unico vero motivo che mi fa leggermente preferire alcuni altri capolavori del vecchio Billy rispetto a questo che, naturalmente, resta un lavoro eccellente e uno dei migliori di Wilder.
Altro difettuccio a dire il vero è rappresentato dalle musiche, davvero troppo invadenti, onnipresenti in ogni sequenza, sottolineando anche quello che non ci sarebbe stato bisogno di evidenziare e tra l'altro senza essere particolarmente ispirate, senza uscire dalla colonna sonora orchestrale standard del cinema americano dell'epoca. Un po' fastidiosa, a dire il vero.
Tutto il resto è grande cinema, Wilder alla regia si sbizzarrisce assieme al direttore della fotografia John Seitz e Doane Harrison al montaggio, trovando tantissime soluzioni visive ed estetiche per esaltare concetti e narrazione del film, per aggiungere profondità ad ogni momento, con effetti speciali, trucchi, sovrimpressioni, giochi di ombre e una messa in scena elegante e studiatissima nella costruzione delle inquadrature, nella profondità di campo, con una regia dalle mille idee che accompagna il protagonista nel suo viaggio infernale nell'abisso dell'alcolismo. C'è tanto, tanto da ammirare in questo (e in molti altri) film dell'immenso Billy.
Naturalmente, il tutto è coronato dalla grande prova d'attore di Ray Milland e da una sceneggiatura impeccabile, dall'ammirevole crudezza nel mostrare quelle realtà così lontane dal "Sogno Americano".
Imprescindibile.