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DARLING (2015) regia di Mickey Keating

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  17/11/2016 10:05:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un'enorme casa disabitata, su di essa strane storie di suicidi e presenze inquietanti. Una giovane custode (la brava e intensa Lauren Ashley Carter) attirata nell'abisso, desiderata fortemente da esso. Forse guidata solo dalle sue stesse ossessioni o magari realmente sedotta da un male mai mostrato, che resta però presenza palpabile e disturbante.
Il prolifico Mickey Keating (quattro film per lui negli ultimi tre anni) continua nella ricerca di uno stile personale dopo due lavori sbagliati come "Ritual" e "Pod", e uno interessante ma non convincente in toto come "Carnage Park". Il ragazzo classe '90 con "Darling" si reinventa, andando a realizzare un film lontano dai consueti canoni horror, immerso in un bianco nero patinato, elegante e pastoso, in cui prende vita qualcosa di estremamente morboso in perenne bilico tra delirio paranoico e presenza soprannaturale.
Nulla viene mai mostrato con chiarezza, e questa è una mossa vincente: si evitano spiegoni imbarazzanti ma soprattutto dubbio e incertezza proliferano. Anche lo stile registico ed il montaggio lasciano percepire una ricerca particolare verso una cifra stilistica mai banale e più "arty": l'utilizzo di flash improvvisi (molto più efficaci dei soliti jump scares) , la scelta di usare controcampi in cui il fuori fuoco è perennemente minaccioso o gli effetti strobo (chi si ricorda "A field in England"?) conferiscono al girato un'aurea piacevolmente vintage e al tempo stesso conturbante e solenne.
Il problema di Keating sta più nella gestione della tensione a dir il vero fin troppo altalenante, seppur il lavoro sul sonoro sia di prim'ordine con una casa che si fa personaggio vivente, andando a coprire con il suo linguaggio sinistro la parsimonia verbale. I debiti fin troppo smaccati verso molti registi, in primis Polanski, sono evidenti, ma concedere a Keating di aver fatto il primo giusto passo in avanti è doveroso.