Dom Cobb 8½ / 10 03/06/2018 18:26:37 » Rispondi Il giovane figlio del proprietario di una grossa banca, impiegato nella stessa, vuole sposare ad ogni costo una bella stenografa; non sa però che lei è la figlia di un pover'uomo al quale la banca vuole sequestrare la casa, anche tramite mezzi illegali se necessario. Ne succederanno di tutti i colori... Con "L'eterna illusione", titolo che suona molto più profondo e adatto rispetto a quello inglese, prosegue la carriera sul grande schermo di Frank Capra, il grande narratore di fiabe moderne e uno dei pochi "idealisti" di ogni generazione di registi cinematografici. Come mi pare di aver già espresso altrove, il suo è un tipo di cinema che da grande importanza al potere delle emozioni e all'esaltazione di valori quali onestà, semplicità e nobiltà d'animo, ed è anche l'unico caso in cui tale impostazione smentisce chi potrebbe definirla sprezzantemente buonista. Qui, i messaggi e le tematiche che Capra persegue sono ancora una volta ben presenti, e ancora una volta sono il fulcro intorno al quale personaggi, trama e ogni altro aspetto della produzione vengono fatti ruotare; archiviata la critica al progresso industriale e alla divisione delle classi, stavolta il discorso si fa più personale, più incentrato sull'individuo in quanto tale, alla sua naturale smania di potere e successo e sulla facilità con cui si soccombe al mero materialismo dimenticandosi di ciò che veramente conta. Certo, oggigiorno è facile guardare a questi messaggi con occhio critico e giudicarli ingenui o passé; è proprio questo a rendere il film più attuale che mai, ed è proprio questo tipo di mentalità che si critica.
Sebbene non valga molto come titolo del film, la frase "You can't take it with you" è emblematica nel modo in cui il proprietario della casa rivolge queste parole al banchiere in prigione: puoi avere tutti i soldi e il successo del mondo, ma quando morirai, non potrai mai portarli con te, e il fatto che non ci sarà nessuno a ricordarti dimostrerà quanto una vita simile sia in fondo vuota e priva di senso.
Trattandosi di Capra, ovviamente la passione e l'energia con cui la storia viene raccontata sono sempre quelle, e anche le prestazioni del cast fanno la loro parte nel rendere i personaggi degli esseri umani a tutto tondo; inoltre sono presenti alcuni tocchi che, da fan del cinema, non ho potuto fare a meno di notare e rimanerne deliziato.
Continua qui il trend delle citazioni disneyane, sorprendentemente costanti nei film di Capra, quasi si rendesse anche lui conto di essere molto affine al suo tipo di cinema: prima Clark Gable che intonava "I tre porcellini" in "Accadde una notte", ora qui il giocattolo che fischietta "Whistle while you work" di "Biancaneve e i sette nani".
Eppure, anche se per poco, non si raggiungono i livelli del precedente "Mr. Deeds". I ritmi sono più dilatati, e nel terzo atto si finisce per dilungarsi un po' troppo quando già si sa dove il film vuole andare a parare, e Capra e il suo sceneggiatore Robert Riskin sfruttano la stessa esatta struttura narrativa, per cui qui e là la vicenda si fa inutilmente prevedibile. Inoltre, e questo è un parere puramente soggettivo, i componenti della famiglia che abita la casa vengono rappresentati in modo un po' troppo esageratamente frivolo e caricaturale, e in alcuni casi possono diventare leggermente fastidiosi piuttosto che affascinanti. Ma si tratta di piccolezze, e non danneggiano troppo la visione; e pur con i suoi piccoli difetti, "L'eterna illusione" rimane uno dei caposaldi non solo della filmografia di Frank Capra, ma anche del suo genere e del cinema in generale, non tanto per delle rivoluzionarie qualità tecniche, ma puramente per la forza e l'universalità dei suoi contenuti.