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ALL'OVEST NIENTE DI NUOVO regia di Lewis Milestone

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Dom Cobb     7 / 10  12/04/2018 19:30:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Germania, Prima Guerra Mondiale. Un gruppo di giovani idealisti, spronati dalla mentalità patriottica che li circonda, decide di arruolarsi nell'esercito e partire per il fronte quanto prima. La realtà che li attende, però, sarà ben diversa da quanto si aspettavano, e la sperimenteranno tutti sulla propria pelle...
Caposaldo del genere di guerra all'alba della nuova era del sonoro, questo "All'ovest niente di nuovo" costituisce il primo "grande" prodotto del cinema ad esaminare con matura serietà il tema bellico e, soprattutto, i suoi lati oscuri. Al giorno d'oggi, può non esservi niente di particolarmente impressionante nelle tematiche che presenta, ma bisogna ricordare che all'epoca della sua uscita le cose erano molto diverse, e il film non mancò di suscitare scalpore in un periodo in cui il ricordo della guerra era ancora fresco nella mente di molti.
Dopo quasi novant'anni, mettendo da parte la sensazione di già visto inevitabile per chi di film del genere ne ha visti più di uno, si difende ancora piuttosto bene. L'aspetto senza dubbio più memorabile è lo stile registico, crudo e senza fronzoli, che fa gettare lo spettatore a capofitto nelle snervanti e caotiche atmosfere delle battaglie da trincea, alternando sapientemente i momenti di attesa silente tormentata dai continui bombardamenti e attacchi repentini e sanguinari. Mai prima di allora la guerra era stata rappresentata con tale realismo, e anche se l'impatto di queste scene oggi appare un po' scemato, in minima parte esso permane. Qua e là ci si concede perfino alcuni tocchi grafici,


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la mano sicura di Milestone, coadiuvata da un perfetto montaggio, da luogo a molti momenti ormai diventati famosissimi


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e il continuo affiorare di un certo tipo di umorismo nero e sarcastico riesce a impedire alla visione di farsi troppo pesante.
Bisogna anche riconoscere al film il coraggio di esprimere il suo messaggio in modo forte e chiaro, concedendosi numerose, amare stoccate al senso di ignorante e romanzato patriottismo che dominava all'epoca dei fatti la Germania così come tutti gli altri stati, e trovando il tempo di intavolare delle discussioni niente affatto banali sulle cause egoistiche e le terribili conseguenze della guerra.


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La forza della regia e delle tematiche affrontate riescono però solo in parte a controbilanciare la relativa mancanza di una struttura narrativa, che in pratica si riduce a una serie di episodi alla lunga un po' ripetitiva che, nel finale, si interrompe bruscamente; allo stesso modo, anche la recitazione risulta non proprio ottimale, a tratti troppo teatrale ed enfatica, quasi ai limiti del ridicolo involontario, ulteriormente peggiorata da un ridoppiaggio italiano mediocre.
Inoltre, anche a livello tecnico si notano alcune incertezze derivanti dalla novità del sonoro, e qua e là è facile individuare alcuni rimasugli delle tecniche tipiche del muto, che il cinema di allora si stava ancora scrollando di dosso.


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Tutti questi difettucci mi impediscono di gridare al capolavoro, ma allo stesso tempo non posso penalizzare troppo il film per questo: nel bene e nel male è figlio del suo tempo, e in fondo rimane comunque un lavoro fatto con gran classe.