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IL BAMBINO DI MACON regia di Peter Greenaway

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elio91     8 / 10  27/05/2010 15:33:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Due ore di blafemia e violenza per l'esteta Greenaway,qui alle prese con il suo lavoro più controverso e disturbante.
La messa in scena è,come sempre,stilisticamente splendida e allo stesso tempo potente e violenta nelle scene di maggior impatto visivo. Ma l'intento del regista è chiarissimo: la sua è una critica feroce alla chiesa e allo sfruttamento e pone queste due cose nella storia del bambino di Macon come l'una conseguente all'altra.
Tutto si svolge in un teatro,un masque,in cui ci viene narrata questa particolare storia che rimanda in maniera blasfema (dato quello che succede) a Gesù e Maria. Solo che qui Gesù è un bambino inerme e vera e propria carne da macello e quella che considera sua madre altri non è che la sorella,vergine (e che si nasconde continuamente dietro la sua verginità per proprio tornaconto) e che lo sfrutta.
La trama va avanti in maniera lugubre e crudele,tra stupri ecclesiastici e mercificazione di religione.
C'è uno scambio continuo tra spettatori e attori,tanto che ad un certo punto si perde anche il senso della realtà e nessuno capisce più cosa sia finto e cosa sia vero.
Alla fine non resta che a noi riflettere,mentre il pubblico applaude,su cosa abbiamo visto.

Molti critici si sono scagliati contro il regista all'uscita del film. Dato che Greenaway voleva mettere in evidenza lo sfruttamento dei bambini e lo fa senza mezze misure,eccedendo come sempre e parlando poi di altri tipi di sfruttamento,si è preso una critica del genere:
"Greenaway ha dichiarato (o crede veramente) di provocare con la sua "blasfema" rappresentazione l'istituzione Chiesa, e di scendere in campo in difesa dello sfruttamento dell'infanzia sfruttata. Per parlare biblico: farebbe meglio a guardare la trave nel suo occhio e in quello della madre che gli ha prestato - si suppone non gratuitamente - quel bel bamboccio biondo per sfruttarlo come hanno fatto".

Ovvero: in questo film Greenaway ha sfruttato un bambino (il bambino recita solamente e non parla mai),ergo è colpevole di ciò che vuole incolpare. Qualche critico ha perso il senso della parola "sfruttamento minorile".

Evidentemente molti hanno fatto finta di non vedere il film o,peggio ancora,hanno accampato scuse insulse per bocciarlo a prescindere. Ci può stare che l'eccessività del regista non piaccia,ma scrivere cose del genere per me è inconcepibile.
Paradossalmente era proprio questo l'intento di Greenaway e chi ha stroncato questo film in questa maniera ha recepito il messaggio ma non ha capito il film. Assurdo.

Piuttosto è da vedere,ma le due ore sono pesanti e trovarlo in italiano credo sia molto difficile. Ne vale la pena ma Greenaway non è per tutti,specie per chi ancora non lo conosce per i suoi film precedenti.