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INFERNO (2016) regia di Ron Howard

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JOKER1926     5 / 10  18/10/2016 20:47:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Negli ultimi periodi il sistema cinematografico, ossia la grande macchina, ha virato prepotentemente su film tratti da specifici romanzi, non è un caso isolato, casuale. Vi ricordate "Angeli e demoni", o "Il codice da Vinci"?

Bene il continuum di questa baldoria è portata ancora avanti, dallo stesso Ron Howard. Quando si parla di questo regista ovviamente non si parla esclusivamente di questi prodotti meramente commerciali, lo stesso Howard è stato autore di film più consistenti come "A beautiful mind" con l'intramontabile Russell Crowe, attore protagonista anche nell'altro formidabile "Cinderella Man".

Quanto all'ultima fatica targata Howard, "Inferno", c'è da dire che si tratta di un'operazione nata per portare a casa bei soldini, insomma si parte dal libro e si cerca, tramite un attore meritevole come Tom Hanks, di fare colpo e successo.
Partiamo da un presupposto, la letteratura è difficilmente replicabile, l'arte dovrebbe aver bisogno, in una fatidica e forse congetturata linea di pensiero, di emancipazione e novità; emulare un qualcosa di esistente, che senso ha? Filosofia a parte, "Inferno", si prende l'onere di rappresentare, in un tempo relativamente breve, il libro.

Cosa emerge?

A nostro giudizio emerge anzitutto un gran bel caos narrativo; insomma dal concetto letterario, di suo allettante e misterioso, si cerca il colpo di scena; in pratica si tira una corda da ambo le parti con lo scopo di non spezzarla, ma di allungarla. Metaforicamente, a nostro giudizio, la corda si spezza quasi subito.
Le situazioni, fotografate in ottimi contesti, hanno un superbo fascino estetico ma la sceneggiatura e la storia si tartassano e si confondono. I film diventa quasi un fantasy con una ossatura spiccatamente visionaria. Più inconcludente che suggestiva.

Noi non ci sentiamo di suggerire la visione di questo polpettone, alcune sequenze sono impalpabili.
La domanda che noi ci poniamo è questa: ad oggi sono i registi a fare pena o è il pubblico a non saper più pretendere?