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GOMORRA - STAGIONE 2 regia di Stefano Sollima, Claudio Cupellini, Francesca Comencini, Claudio Giovannesi

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JOKER1926     7½ / 10  19/07/2016 21:34:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A distanza di alcuni anni dal discutibile film di Garrone, "Gomorra", nacque, per esigenze televisive e di intrattenimento, la serie, che talaltro prese lo stesso nome della prima produzione di Garrone.

"Gomorra" la serie partì su sky nel 2014, fu un inizio criticato da varie persone, ma i risultati arrivarono. Le fondamenta principali per l'exploit mediatico furono essenzialmente quelle di aver creato una ottima sceneggiatura. I personaggi, in primis Salvatore Conte e Pietro Savastano, diventarono, in un tempo molto breve, delle divinità del popolo. Perché "Gomorra", precisiamo, non offre alcuna misera morale, la serie va a mitizzare il personaggio negativo, la cosa è lapalissiana.
Arriviamo dunque a parlare, finalmente, di questa seconda serie, dopo due anni lo spettatore ritorna a segnare sul calendario il giorno e l'ora del "sacro" evento, "Gomorra" è ammaliante ed avvolgente: attrae e devasta. Processo meccanico ed inesorabile.

"Gomorra 2" quindi riparte da dove aveva lasciato tutti; Genny è ancora (miracolosamente) vivo, Ciro di Marzio è a Napoli e fa a sportellate, per governare le piazze, con Salvatore Conte ritornato nella sua Napoli, da lontano Pietro Savastano medita un ritorno a fari spenti.
Lo spaccato (la storia) ha nel suo ventre ogni spunto per poter interessare e dunque intrattenere (doverosamente) il pubblico; la storia quasi è affogata da una sceneggiatura imperiosa che basta, da sola, e manda in estasi la massa. Non manca nulla, dalla violenza alla mastodontica scannerizzazione mentale dei protagonisti.

La grande differenza con la prima serie è che nella seconda traspare più irruenza e l'azione (con uccisioni sanguinarie) non ha freni e non vive alcuna forma di riposo. Il primo troncone della serie, nel 2014, mostrava più tatticismi criminali, "Gomorra 2" è un assedio, fra illusioni e morte.

L'epicentro del successo di "Gomorra 2 " risiede, sostanzialmente, in quei personaggi "epici". Questi attraverso dialoghi e profili comportamentali esaltati e trasgressivi colpiscono ed inebriano (ahimè) una grossa fetta di spettatori, specie i più piccoli. Ecco il rovescio della medaglia, Saviano dopo tanti anni sembra voler giocare di sponda sul sistema camorra, non più la sola denuncia, è in atto un mero processo di illustrazione, più o meno infervorato e cinematografico, ma non troppo lontano da una triste realtà.

Dunque fra i personaggi più importanti, a nostro avviso, emergono i seguenti.

SCIANEL

Personaggio femminile che sostituisce, in senso filosofico, donna Imma. Scianel è un'icona impressionante, incarna il male e tutto quel cinismo di un personaggio un po' anomalo in un recinto criminoso fatto, quasi sempre, da soli uomini. Scianel, appunto, appare come enclave, una sorta di vero outsider, fra potenza e lussuria. La sigaretta sempre a portata di mano e le partite a carte formano in modo terminale il profilo di una donna consumata dalla brama di successo e da una usura di animo perpetua ed incancellabile.

SALVATORE CONTE

Quella dello "spagnolo" Conte, nella prima serie, fu l'icona dominante del disegno. Nella seconda serie tale personaggio subisce un processo di "umanizzazione", scema pesantemente quell'alone di mitologia di Salvatore Conte. Il boss di Napoli diventa preda di un gioco imprevedibile, con tanto di giochi amorosi assai improbabili, a nostro giudizio, troppo fuori luogo. La presenza di Conte nella seconda serie è troppo breve, nonostante sia molta intensa. Resta sicuramente, quella di Salvatore Conte, una delle migliori trovate dell'intero prodotto cinematografico "Gomorra".

MALAMMORE

Braccio destro di Don Pietro, Malammore è in modo sicuro, il migliore protagonista della seconda serie. Forse è la personalità che più si avvicina al concetto reale di criminalità. Non è il capo assoluto, gioca di sponda e gioca sul filo di un rischio estremo, ossia gioca ogni giorno, più degli altri, sull'asse mortale della criminalità. Rimette al centro del progetto di comando il suo uomo. Malammore è un servo leale, aggressivo e senza troppi ricami "estetici", "Malammore" è la pancia e i nervi della macchina infernale.
Per tutte queste ragioni resta, secondo noi, il vero ed incontrastato uomo di camorra, quello che più si unisce ai veri fautori del crimine organizzato.

DON PIETRO E PATRIZIA

Parlare del primo è mero esercizio di stile, Don Pietro non ha bisogno di elaborate presentazioni, resta il protagonista. Poco da dire, prestazioni sempre drammatiche e tirate, Don Pietro non ride mai. Lavora a fari spenti e risulta essere la classica icona del comandante, fra violenza e mandati bellici.
Invece, la vera sorpresa, è Patrizia. Attrice bravissima nella parte della sentinella, nelle ultime puntate emerge ancora meglio. Icona non usuale in "Gomorra, è una sorta di spia sovietica.

Questi elencati, per noi, restano i veri e le migliori icone del disegno. Ci sarebbero altri da ricordare, forse il Principe, il Nano e o' Track ma sono figure e pedine che svolgono il loro compitino, non toccano momenti catartici. Sono pilastri secondari di questa grandiosa sceneggiatura.

Non vogliamo esser impopolari, ma non nutriamo grosse simpatie per quanto concerne il duo di ragazzini quali Ciro di Marzio e Genny. Questi due sono figli di particolari esigenze televisive, troppo irreali. A stento potremmo capire Genny, figlio del Boss, che comanda per vie paterne, anche se è lo stesso Genny ad allontanarsi perentoriamente dal padre Don Pietro.

In tutto questo valzer, l'icona insulsa appare essere proprio quella di Ciro di Marzio. "L'immortale", nella prima serie, non era altro che un ragazzino di Don Pietro, cinematograficamente, viene issato a figura di massimo rilievo. Non convince, a livello attoriale Marco d' Amore, recitazioni costruite e dialoghi troppo artificiali. Personaggio ibrido. Resta , purtroppo, il più famoso (forse) ma è quello con meno carisma e con meno introspezione mentale.

La nostra critica, a questo punto, poggia i remi in barca. Appurata la bravura di quasi tutto il cast, appurato il magnetismo di tale prodotto, resta difficile andare a scannerizzare altro. Insomma è fotografata una deforme realtà ma "Gomorra" non ha la forza, o forse non vuole, andare oltre le triste sfumature. Manca qualsiasi raggio di sole, manca la speranza. Tutto questo alone funesto è pura benzina sul fuoco. Una macelleria di degrado, forse una luce in tutto questo marciume sarebbe servita, per umanità e per risicata ancora di salvezza.

"Gomorra" invece decide di restare un party meramente privato di sangue e regresso umano, solo questo.
Filman  22/07/2016 00:16:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi perdonerai, ma per me non si può non essere in disaccordo.
Partendo dal fatto che Gomorra è al momento un barlume per ciò che riguarda l'arte audiovisiva italiana, che al momento ha bisogno di prodotti di genere buoni ed esportabili. Trovarsi davanti ad un capolavoro televisivo conosciuto all'estero è il meglio che si può avere.
Chiusa la premessa, negherei altro.
Dire che qui si vuole mitizzare il personaggio negativo vuol dire avere gli occhi chiusi di fronte ad un intero genere secolare.
La morale c'è, riesce ad esprimersi mediante i personaggi in modo talmente espressivo che è difficile non cogliere la componente grottesca della serie o l'autodistruzione dei protagonisti. Interi dialoghi ambientati nei cimiteri dovrebbero delucidare.
Ma neppure voglio essere riduttivo.
Vogliamo parlare dei rapporti famigliari caricaturali? O la rappresentazione politica della criminalità? Che, esprimendomi meglio, passa dalla guerra civile della prima stagione (che di sicuro non ha meno azione della seconda) ad una impossibile democrazia, la cui instabilità farà insorgere un tiranno e dittatore.
Tutte queste cose sono i veri pilastri della serie. Gli appartamenti di 200 mq addobbate a mo di regge sono i veri protagonisti, più di comparse che urlano in dialetto napoletano. Le atmosfere e i concetti di genere, assolutamente originali e folgoranti, sono il vero cuore della serie. Ridurre il tutto ai personaggi è il classico errore di chi accoglie le serie solo con l'emozione e l'empatia.
JOKER1926  23/07/2016 00:37:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao filman
Ho letto attentamente il tuo parere, giusto e ragionevole.
Io credo, come scritto, che "Gomorra" è come dici anche tu un prodotto venduto a livello mondiale, quindi è il significante a prevalere nettamente sul significato.
Quale morale può esserci? Solo per il fatto che i personaggi vivono in case enormi o comprano Ferrari? La scena, le varie, del cimitero sono anzitutto per un decadentismo visivo (apprezzabile e brillante) ma parlare di messaggio "profondo" è come vedere una bicicletta in chiesa, davvero difficile.

JOKER1926
Filman  24/07/2016 17:53:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi hai inteso alla perfezione nonostante non lo avessi scritto prima: essendo un prodotto diventato virale e di "evento", l'intrattenimento della serie è la cosa più in voga quando si parla di Gomorra.
Per ciò che riguarda la morale, occhio, non intendo che ci sia un messaggio profondo, ma che ciò che si vuole raccontare non è semplicemente "A Napoli c'è la camorra che versa sangue e si arricchisce su di esso" e che tutto ciò che si vede è un veicolo per delle tematiche, note e già viste, ma solide all'interno del genere. Neanche Il Padrino ha una grande morale, se mi passi l'esempio.
Il decadentismo visivo è davvero utile per raccontare i personaggi e viceversa. Personaggi che non hanno libero arbitrio e sono destinati all'autodistruzione.
Solo per correggere, le case NON sono enormi, anzi sono piccoli appartamenti siti all'ultimo, serrato piano di squallide palazzine, che sono veri e propri alveari criminali. Delle case popolari che vengono arredate fintamente come fossero delle regge, come una città alla Potemkin che vuole nascondere il degrado. Anche solo quest'allestimento degli arredi è un'idea originale e brillante (decadentismo visivo, l'hai giustamente chiamato), che spesso passa in secondo piano, ma rimane un singolo elemento di uno stile e di un racconto, che, come le grandi opere (di genere), veicola gli stereotipi come criminali che non sbattono mai le palpebre per disegnare qualcosa di molto più bello e, appunto, profondo. Ovviamente a tutti capita di osservare per prima cosa i criminali che non sbattono mai le palpebre ed urlano in napoletano :D
JOKER1926  25/07/2016 21:19:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si, per le case pensavo alludessi a quella del Principe. In effetti i criminali piccoli si limitano a renderle sfarzose con altro. Sicuramente.
Ti ripeto caro Filman che le tue osservazioni non sono sbagliate, anzi le apprezzo e significa che hai seguito attentamente la serie.
Io conservo quei dubbi di "trasparenza" e correttezza del prodotto, ma la mia diviene quasi una critica filosofica, "Gomorra" gira molto bene e in quei 100 minuti prende lo spettatore, senza dubbio alcuno.
A presto

JOKER1926
Filman  27/07/2016 13:07:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A presto Joker :)