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LENNY regia di Bob Fosse

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stratoZ     8 / 10  12/03/2024 19:44:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Splendido film di Fosse che dopo il grande successo di Cabaret si dedica alla biografia di uno dei personaggi più controversi della storia americana. Visto con gli occhi di oggi ci si scandalizza meno e probabilmente la comicità di Lenny Bruce è diventata di uso quotidiano, quantomeno nelle nuove generazioni, ma proprio per questo si capisce quanto influente sia stato e se si contestualizza al periodo quanto coraggioso e sopra le righe sia stato il suo personaggio.

Dustin Hoffman, in una delle sue tante interpretazioni eccezionali, interpreta questo comico dal caratteristico umorismo nero, portabandiera di una comicità atta a scardinare e dissacrare le sovrastrutture ormai radicate nella società americana e viste con un senso di sacro, spaziando dalla religione al razzismo al perbenismo borghese, fino alla sessualità, ciò che stupisce non è soltanto la verve del comico quanto l'acume delle sue considerazioni che probabilmente davano così fastidio perché avevano un fondo di verità maggiore rispetto alle convenzioni del periodo, questo causerà una forte indignazione della società del tempo e Lenny sarà preso di mira dalle autorità che continuamente lo arresteranno e subirà diversi processi.

Tante sono le sequenze del film che rimangono impresse nella mente a partire dai vari sketch presentati qui, come ad esempio quello famosissimo sul razzismo, citato ancora oggi, se non sbaglio da Ricky Gervais, in cui ripete all'infinito la N-word fino a farle perdere totalmente il suo significato, un po' una dimostrazione di come abbattere i tabù facendoli entrare nella quotidianità tolga quell'accezione negativa alla parola.
Oppure il discorso tra i film sporchi e puliti, paragonando quelli a tematica religiosa pieni di violenza e omicidi con i film erotici considerati inadatti ai bambini, un fantastico modo di dissacrare la società borghese del periodo, farebbe scalpore anche oggi, figuriamoci al tempo.

Il montaggio rende il film particolarmente spezzettato tra la vita professionale e quella privata del protagonista, entrambe particolarmente burrascose, con lo stesso rapporto con la moglie fonte di problemi a causa delle loro dipendenze e qualche difficoltà economica e con la legge, per poi arrivare alle parti del tribunale che lasciano un forte amaro in bocca, con questa istituzione sorda nei confronti della voce di Lenny, con la quale il protagonista si scontra e perde sempre e a prescindere, non importa quanto sia valida la sua argomentazione, quanto scardini con le sue parole i preconcetti del giudice o dell'accusa, dando una sensazione quasi soffocante, mostrando anche una forte ipocrisia della società americana che si professa da sempre portatrice di libertà ma che allo stesso tempo ingabbia un artista che fondamentalmente non aveva fatto del male a nessuno.

Fosse dirige un film visivamente splendido tra la fotografia in bianco e nero, molto fumosa, tipica dei locali frequentati da Lenny a base di sigari e wiskey, che potrebbe assomigliare a quella di qualche ganster movie/noir del passato, mista ad un taglio più netto nelle parti del tribunale a sottolineare la differenza. Hoffman è gigantesco, perfettamente in parte, imbambolato nella prima parte in cui ancora Lenny era un comico innocuo e un fiume in piena nella seconda, sia sul palco che nelle personalissime arringhe in tribunale.

Un gran bel biopic sulla vita del comico ma anche una forte denuncia sulle ipocrisie della società democratica.