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MAN IN THE DARK regia di Fede Alvarez

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Alpagueur     6 / 10  28/02/2021 13:04:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Arriva il piccolo Kevin, cresciuto e con problemi di vista. "Man in the dark" (alias "Don't breathe") aveva un concetto che mi affascinava. Tre adolescenti di Detroit stanno sistematicamente derubando case di beni da impegnare con l'obiettivo di far uscire Rocky (Jane Levy del remake de "La casa") dalle grinfie della sua famiglia fannullona per iniziare una nuova vita in California con la sorella minore. Dylan Minnette interpreta il cauto e intellettuale Alex, che nasconde particolarmente male la sua cotta per Rocky. Daniel Zovatto interpreta Money, il fattone goloso di frutta, la mina vagante del trio e fidanzato di Rocky. Dopo una missione ben riuscita, dietro consiglio di un ricettatore scelgono incautamente la casa di un veterano di guerra cieco (Stephen Lang di "Avatar"). Non è solo "a casa da solo" ma "nel quartiere da solo" (che riflette, probabilmente in modo accurato, la scomparsa dei sobborghi precedentemente ricchi in alcune città statunitensi in declino industriale). Cieco o no, il reduce (e l'amico) sono una forza da non sottovalutare: con una velocità sorprendente i tavoli si ribaltano e i bambini si ritrovano a lottare per la propria vita. E ci sono altre sorprese in serbo all'interno della vecchia casa spettrale. Come membro del pubblico, ci sono certamente punti in cui il titolo diventa scomodamente letterale. Sul tensionometro, c'è una somiglianza qui con "No Escape (Colpo di Stato)" di John Erick Dowdle dell'anno precedente. Una scena in cui la cecità si trasforma in una risorsa positiva è particolarmente efficace. Come è comune con questo genere, il film soffre di una trama che a volte non ha senso e coinvolge partecipanti indistruttibili (con un incidente con forbici per potare da giardino particolarmente incomprensibile). Una scena di minaccia sessuale particolarmente spiacevole verso la fine del film è anche priva di senso che coinvolge un livello di (ehm) 'preparazione' che la trama precedente semplicemente non merita. Inevitabilmente, però, il film vive o muore a seconda che tu provi empatia per i bambini poco raccomandabili in pericolo. L'inizio del film cerca di bilanciare le scale di empatia dando a Rocky il suo retroscena, aggiungendo la carta della 'sorellina'. Dimostra anche che "The blind man" è un po' un 'bastardo' o forse dovrebbe esserlo. Sfortunatamente, tuttavia, ho l'idea stranamente fuori moda che se le cose sono 'mie' sono 'mie', non per qualcun altro: quindi, a conti fatti, non stavo tifando per loro e qualcuno sarebbe felice di lasciare che i ladruncoli siano tutte picchiati a morte! Jane Levy (che canalizza una giovane Emma Stone) si rivela ammirevolmente come l'eroina in pericolo. Di particolare nota è anche la partitura atonale altamente efficace di Roque Baños che aumenta la tensione in modo estremamente efficace. Diretto dal regista del remake de "La casa" ("Evil Dead"), 2013, l'uruguaiano Fede Alvarez, il film ha un certo stile ed è un divertente giro sulle montagne russe, a patto di parcheggiare il cervello davanti alla porta (ben chiusa). Gli esterni del film sono stati girati al 2488 Buena Vista Street, Detroit, Michigan, USA, all'interno di un quartiere realmente caduto in disgrazia (come tanti altri sia al centro che alla periferia) dopo il tracollo del settore auto (General Motors e Chrysler) e la bancarotta dichiarata del 2013, con il conseguente decadimento della 'Motor City' americana. In questo film si scontrano, così, l'impulso della fuga incarnato dai giovani e quello del restare incarnato dai vecchi.