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IL COMPLOTTO DI CHERNOBYL - THE RUSSIAN WOODPECKER regia di Chad Gracia

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  21/07/2016 11:05:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Chiunque sa della tragedia di Chernobyl avvenuta il 26 Aprile del 1986, invece pochi sono a conoscenza di come andarono realmente i fatti, ovvero se si trattò di un incidente o di una terribile macchinazione governativa.
Documentazioni alterate, disperse o distrutte volontariamente (?) fanno intendere qualcosa di strano, sul quale si gettano a capofitto il regista Chad Gracia e soprattutto Fedor Alexandrovic, eccentrico scenografo e pittore ucraino colpito direttamente dalla tragedia e deciso a portare a galla la verità.
L'inchiesta si dipana attraverso le classiche interviste effettuate a ex militari, burocrati, responsabili della sicurezza, scienziati, e chi più ne ha più ne metta, sino a raggiungere una clamorosa correlazione tra l'impianto nucleare e la Duga, un'enorme antenna radar costruita per disturbare le comunicazioni occidentali mediante onde a bassa frequenza, somiglianti al suono emesso dal picchio quando colpisce la corteccia degli alberi (da qui il titolo originale).
Questo gigante d'acciao, costato uno sproposito e finanziato con soldi pubblici, si rivelò inutile, emblema di un fallimento da insabbiarsi a tutti i costi. Chernobyl fu il mezzo, secondo Alexandrovich e i suoi compagni di viaggio, per mettere tutto a tacere e far abbandonare l'idea di un'ispezione che da lì a pochi mesi avrebbe dovuto testare la reale utilità dell'antenna.
L'ipotesi è ovviamente tutta da verificare, ma non appare poi così campata in aria viste le prove prodotte, frutto di un iter narrativamente ben congegnato e, seppur indiscutibilmente fazioso, da tenere in considerazione.
A funzionare poco è Alexandrovich, fin troppo "personaggio" per essere credibile sino in fondo. Un'artista bizzaro ed egocentrico, narciso e un po' folle con Gracia impegnato a tenerne a bada gli eccessi e abile a tirarne fuorni le debolezze nel momento in cui cominciano a fioccare le prime intimidazioni. Sembra di essere tornati ai tempi del regime con il KGB a fungere da braccio armato. L'inquietudine si innalza, mostrando un paese in cui è un attimo fare una brutta fine se si è indesiderati. Non a caso l'indagine è innervata da reportage inerenti gli scontri di Kiev avvenuti nei primi mesi del 2014, per dimostrare la sudditanza dell'Ucraina nei confronti di Mosca e soprattutto una situazione gravosa in cui la libertà di pensiero è ancora una chimera.
Buon documentario asciugato di ogni facile retorica in cui si raggiunge una conclusione, che, fosse vera, sarebbe l'ennesimo esempio dell'orrore di cui sono capaci gli uomini.