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SOUTHBOUND - AUTOSTRADA PER L'INFERNO regia di Roxanne Benjamin, David Bruckner, Patrick Horvath, Radio Silence

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  27/04/2016 11:22:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un altro horror a episodi, giusto per dimostrare la ritrovata vitalità del genere. Se ne contano cinque in "Southbound", tutti ambientati in un luogo desertico attraversato da un' altrettanto desolata e tipica highway americana.
Nessuna coordinata geografica e spiegazioni minime con narrazione libera da parte degli autori, svincolati dalle leggi del botteghino e quindi efficaci nel realizzare un'opera surreale, astratta, piacevolmente anomala per l'attuale cinema dell'orrore. Il tutto è giustificato dal teatro in cui queste storie prendono vita, mai specificato chiaramente ma facilmente intuibile dai vari indizi disseminati con grande sagacia, a partire dagli spezzoni del fantastico "Carnival of souls" trasmessi in tv nel primo episodio.
I vari corti sono tra loro concatenati, si intersecano l'uno con l'altro dando grande senso di compattezza anche per le minime variazioni ravvisabili nello stile registico e fotografico, oltre che nelle scelte effettuate in sede di montaggio.

Si parte con "The way out" diretto dal collettivo Radio Silence (già autori di uno spezzone in "V/H/S"), protagonisti due uomini sanguinanti in fuga. Creature davvero ben realizzate e terrorizzanti danno loro la caccia durante un inspiegabile loop temporale. Da segnalare l'ambientazione apatica della stazione di servizio e la presenza di una delle scene più "forti" dell'intera pellicola. Piace molto, anche se per comprenderlo (almeno in parte) tocca attendere l'ultimo capitolo
A seguire "Siren" (diretto dalla debuttante Roxanne Benjamin). Situazione classica, macchina in panne e tre ragazze nei guai. L'aiuto giunge da una coppia di mezza età, gentile ma un po' stramba. In effetti i coniugi si dimostreranno ben lontani dall'essere semplici benefattori. Poco sangue ma buona tensione con atmosfere stralunate.
Con "The accident" David Bruckenr tocca l'apice. Il suo è racconto è serratissimo: un automobilista, dopo aver investito una ragazza, tenta di salvarla in tutti i modi. Corto davvero sanguinoso con ambientazione altamente lugubre.
"Jailbreak" è invece il più debole del lotto (dirige Peter Horvath, quello di "The pact 2") utile per suggerire qualche indizio maggiore allo spettatore. Al centro del segmento la disperata ricerca di un uomo che ha perduto da tempo ogni contatto con la sorella.
Chiusura affidata a "The way in" (ancora i Radio Silence), tesissimo home invasion con trio di invasori -ai danni della solita famigliola felice- mascherati da attori. Sorpresina horror davvero niente male.

A fare dai collante tra i vari episodi la voce cavernosa di Larry Fessenden in versione dj. Il quale, oltre a evidenziare il senso di colpa come filo conduttore dell'operazione, con la sua presenza ne garantisce l'assoluta bontà.