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CARTEL LAND regia di Matthew Heineman

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  26/02/2016 13:01:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Due modi per resistere, combattere, far fronte al terrore dilagante e allo spaccio perpetrato dai narcos.
Sotto la bandiera a stelle e strisce opera con il suo gruppo paramilitare Tim Foley, batte il confine tra Arizona e Messico cercando di ridurre al massimo le incursioni dei trafficanti di droga.
Josè Mireles, detto "Il dottore", è invece l'ideatore del gruppo degli Autodefensas, volontari armati e schierati contro il cartello. Questo per limitare il potere dei criminali, capaci di dominare con il loro agire feroce l'intera regione del Michocàn (siamo nel sud-ovest del Messico). Mireles non è un facinoroso ma reagisce a ciò che ci viene immediatamente sbattuto in faccia, con il massacro di un intero nucleo famigliare (bambini e neonati compresi) e con l'assassinio feroce di un uomo davanti allo sguardo impotente della moglie, affinchè questa, come punizione, abbia sempre a ricordare quel momento spaventoso.
Candidato agli Oscar come miglior documentario nel 2015 e prodotto -tra gli altri- da Kathryn Bigelow, "Cartel Land" pone interrogativi e alimenta inquietudini. E' comprensibile il desiderio di pace e giustizia, ma sono più difficilmente digeribili le contraddizioni che tali movimenti si portano inevitabilmente appresso. Il confine tra bene e male diventa invisibile, violenza chiama violenza, che vigilantes e volontari mettono in atto senza remore, come fossero criminali qualunque, finalmente autorizzati ad agire secondo una belluina natura fino ad allora repressa.
Matthew Heineman rischia la pelle in prima persona, non giudica, si limita a riportare la realtà senza manipolazioni o filtri - morte compresa- come l'attitudine dell'inchiesta super partes esige.
In assenza di uno Stato presente e reattivo (la cui collusione con i narcos è tutt'altro che ipotesi bizzarra), incapace di salvaguardare i diritti e le libertà più elementari del popolo, appare inevitabile il proliferare di movimenti simili, in cui alle buone intenzioni fa eco un agire discutibile.
Anche perchè non mancano (come evidenziato nel finale) le infiltrazioni da parte dei malavitosi stessi, abili nel trovare appoggi governativi, a screditare il movimento e a renderlo, in ultimo, tutto sommato inoffensivo. Il tutto sotto lo sguardo di un America preoccupata, in cui il piccolo esercito di Foley appare come la classica goccia nel mare.