caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

KNIGHT OF CUPS regia di Terrence Malick

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Elmatty     7 / 10  16/06/2017 15:00:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il cinema proposto da Malick è sempre affascinante: più che farti vedere una sua idea prova a fartela provare.
Malick ci offre un'esperienza di vivere insieme allo spettatore, prova a farti immergere nel suo calderone di emozioni per farti uscire cambiato: le sue inquadrature in movimento, attimi di particolari che andrebbero persi, sensazioni dei protagonisti attraverso il linguaggio della natura.
Questo Knight of Cups ci mostra magistralmente il senso di spaesamento del protagonista, il suo vagare tra la città, la sua estraneità dalle persone che lo circondano e da tutto il resto, la continua ricerca di nuove emozioni che però durano poco.
Fin dove ci si può perdere per ritrovare se stessi?
Ho molto apprezzato la prova degli attori in scena: nella loro mono espressività di tutti si nasconde la loro fragilità, come Rick hanno il loro spaesamento nei confronti del mondo e lo manifestano assieme al protagonista.
La regia di Malick è ottima: come dicevo prima ci fa immergere nelle sue emozioni, la sua visione sono le sue sensazioni interiori.
Quest'opera però ha anche i suoi difetti e per questo che il mio voto si ferma al 7.
Nella "Sottile Linea Rossa" ed in parte in "Tree of life" il film si sorreggeva anche su una storia e su alcuni dialoghi dei personaggi presenti, riuscendo così ad avere un misto di cinema introspettivo ma alleggerendolo un po' per lo spettatore, rendendo la pellicola coinvolgente fino alla fine.
Qui in questo Knight of Cups Malick non fa sconti: qui si è nell'introspezione pura.
Così facendo però il tutto diventa alla lunga un po' pesantuccio da seguire, una storia così che poteva tranquillamente dire le stesse cose in meno tempo (e pensare che Malick gira ore e ore per ogni film, per l'ultimo Song to Song la versione completa sarebbe durata 8 ore...).
Questo turbinio di citazioni fuori campo, sensazioni espresse con parole e immagini alla lunga, senza un minino di base, rende anche lo spettatore spaesato.
Ecco, credo che Malick in parte abbia voluto questo per lo spettatore: spaesarlo a sua volta come il protagonista.
Ma questo spaesamento rende anche la pellicola alla lunga un po' pesante come ho detto.
Insomma Malick ha fatto centro di nuovo ma forse qui ha calcato un po' troppo la mano, se fosse stato un po' più gestito meglio in termini di storia, il risultato sarebbe stato decisamente migliore.
Non a caso ritengo la "Sottile Linea Rossa" il suo film migliore: è il suo più commerciale diciamo, ma è quello che ti fa immedesimare meglio con i protagonisti della storia raccontata.