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IL FIGLIO DI SAUL regia di Laszlo Nemes

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JOKER1926     5 / 10  22/03/2016 01:59:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La shoah, nella storia contemporanea, raffigura uno dei più grandi disastri dell'uomo occidentale, fra miseria e pazzia.

Tale amara e tragica trattazione, nel corso del tempo, è diventata, legittimamente, un vero e proprio filone cinematografico. Il dramma, molte volte, accompagnato da storie di singoli personaggi deportati, o gruppi, è stato sinonimo di sofferenza, e il Cinema vende sofferenza.

Fra le svariate produzioni sull'olocausto ebraico annoveriamo una nuova, degli ultimi tempi, "Il figlio di Saul". La regia di Laszlo Nemes ha poi vinto anche nella notte degli oscar, l'operazione cinematografica (probabilmente per il contenuto pesante), a nostro avviso, ha ottenuto un premio che va oltre il vero merito prettamente "cinematografico"; quando si tratta di tematiche forti e dolorose il meccanismo di votazione diventa fazioso, "Il figlio di Saul" , all' anagrafe, è il miglior film straniero dell'anno.

Se l'amante del Cinema non avesse visto il prodotto del debuttante regista, dopo la patina degli oscar, è "costretto", nel nome perlomeno della curiosità, a prender visione del film.

"Il figlio di Saul", a nostro giudizio, già dal plot iniziale si muove in modo sbagliato. Dalla trama e quindi dall'esasperazione di Saul, protagonista del film, traspare un qualcosa di quasi surreale che non si coniuga a dovere con una situazione deragliata e deragliante dei campi di concentramento.
Metabolizzata la grossa forzatura, ossia l'ideale di Saul, l'uomo vuole dare una morte e un riposo dignitoso ad un innocente bambino, il film cerca di destreggiarsi attraverso un tecnicismo quasi collaterale.
La veduta dei lager qui viene mostrata al pubblico con una vena diversa, lo stile de "Il figlio di Saul" è impostato sulla morfologia del documentario, la camera a mano e le inquadrature, quasi in soggettiva, rappresentano quel tecnicismo, come accennato sopra, che divincola dalle standardizzazioni il film; a nostro parere la diversità non sempre si bagna nelle acque della positività.

Vien fuori un film chiassoso che poggia su un caos biblico così forte da annullare persino la sensibilità dello spettatore, la cosa è assolutamente negativa. Manca empatia, i personaggi sono troppo bui, lo spettatore ha bisogno di "affezionarsi" a qualcuno. In caso contrario la visione è indifferenza.
Attraverso un montaggio pessimo "Il figlio di Saul" diventa ripetitivo e soprattutto confusionario con delle sequenze che sono delle copie. Si arriva ad un finale povero e senza speranza, agghiacciato estremamente.

Il film di Nemes è un mero esercizio di stile che funziona solo nella sequenza iniziale, poi si perde e non trasmette drammaticità, ma solo freddezza. Fotografia diversa sulla Shoah ma veramente poco efficace e penetrante.