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IL FIGLIO DI SAUL regia di Laszlo Nemes

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Zazzauser     8½ / 10  30/01/2020 21:50:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quel che salta subito all'occhio é la tecnica registica: la camera a mano, quasi sempre aggrappata alle spalle del nostro Saul, simula perfettamente la soggettiva di un ideale personaggio all'interno del lager, donando realismo alla messinscena. Di più: riesce a far vedere tutto non mostrando quasi niente. Le grida "scorporate" dei gassificati, gli "stücke", corpi ("pezzi") senza volto, quasi sempre fuori fuoco, gettati nei "fornelli", la disperazione, lo stato sub-umano delle "mandrie" di deportati. L'orrore della Shoah nel cinema e' stato mostrato, ostentato al punto che per assurdo ha piu' efficacia ciò che sta entro i confini dell'immaginato, del suggerito piuttosto che il plateale. La peggiore tragedia e' evocata dal suono, e non dall'immagine, da una colonna sonora che ormai da anni si esaurisce nella ripetizione continua delle grida delle prede e dalle urla dei predatori. "Schnell", "Raus", "Arbeiten". L'insensatezza, la dimensione apocalittica dello sterminio vince su qualsiasi tentativo del cinema di spiegare, di raccontare in maniera adeguata attraverso l'immagine. E' un'assurditá che colpisce anche il protagonista: disposto a rischiare la sua vita, mettere in pericolo quella dell'intero Sonderkommando, per dare degna sepoltura ebraica a colui che ha riconosciuto come suo figlio.
"Stai mettendo in pericolo i vivi per seppellire un morto": in un ambiente dove vita e morte sono appese al capriccio di un ufficiale nazista qualsiasi, sembra davvero stupida la determinazione di Saul, eppure sembra quasi l'unica cosa sensata da fare.
Dopotutto, la "memoria" - in ogni sua forma - e' l'unica vera arma contro la notte e la nebbia dell'Olocausto. Sia pure la memoria evocata da una tomba senza nome.
Tutto questo Laszlo Nemes lo sa, e se ne serve per creare uno dei film piu' potenti sull'argomento dello sterminio degli ebrei. Cupo, malato e con un finale disperato, privo di possibilita' di redenzione. Bellissimo