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MARTHA regia di Rainer Werner Fassbinder

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amterme63     7 / 10  03/10/2012 23:13:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' una delle rappresentazioni più critiche e dure della borghesia mai apparse sullo schermo. Tramite la storia grottesca e paradossale (ma trattata in maniera molto seria) di Martha, Fassbinder denuda tutto il vuoto, la falsità, l'ipocrisia e la morbosità della mentalità e del comportamento borghese (soprattutto dei ceti più abbienti, bacchettoni e perbenisti). Soprattutto pone l'accento sulla natura intimamente coercitiva e distruttiva di questa mentalità. Prima di tutto perché la borghesia stessa, per identificarsi come tale, si autompone tutta una serie di prescrizioni esteriori e comportamentali che imprigionano, incapsulano la spontaneità, i sentimenti genuini e la vitalità umana in una specie di apparenza sfarzosa e felice che invece deprime, impoverisce, consuma.
Il mondo borghese è insomma già di suo repressivo. L'oppressione e l'artificiosità portano poi a sfogare ciò che è represso in vizi privati spesso estremi come la pratica sadomasochista. E' la sindrome del prigioniero, del sofferente, che trova piacere nell'imprigionare e nell'umiliare psicologicamente chi gli sta accanto. Dietro allo sfarzo e alla grandiosità in pratica c'è solo vizio e dolore.
Vengono in mente i film di Bunuel come ad esempio "L'angelo Sterminatore" (stesso senso di oppressione e chiusura, con progressivo decadimento dei costumi e caduta nella pazzia) e "Bella di giorno" (il finale è quasi identico).
Il grande merito di Fassbinder è però quello di aver saputo rendere evindentissimo, palese, comprensibilissimo, tutto questo processo di (auto)assoggettazione fisico-mentale a cui viene sottoposta/si autosottopone Martha. Rimaniamo distaccati rispetto alla vicenda, ma ne possiamo però sentire dentro tutti i risvolti tragici e oppressivi. E' come se noi stessi si fosse sottoposti alla stessa tortura di Martha e come lei ne sentiamo l'ineluttabilità e la disperante mancanza di vie d'uscita.
Ciò viene raggiunto grazie all'utilizzo da parte di Fassbinder dei ferri del mestiere mutuati dai film di Sirk. Infatti come nei film di Sirk, i personaggi vengono come avvolti dal mondo che li circonda, sono in mezzo a oggetti, paesaggi che qualificano la scena e la rendono significativa. Poi la mdp svaria moltissimo, si sofferma spesso sui primi piani molto espressivi dei personaggi e grazie alle rifrazioni (molte riprese tramite specchi) si crea il gioco dell'estraniamento riflessivo (tipico di Sirk). Le scenografie sono una parte essenziale ed importantissima del film.
La similitudine con Sirk però è solo di metodo, in quanto nei personaggi di Fassbinder non c'è amore o passione, ma esattamente il contrario: l'assenza dell'amore e l'assenza della passione. Per questo tutte le immagini di architetture barocche, magniloquenti e pompose non fanno altro che suggerire freddezza e distacco. A volte il film assume dei toni quasi grotteschi da come è spinta la rappresentazione del mondo alto-borghese.
Tutto quello che in Sirk rappresentava la potenza dell'amore contro gli ostacoli frapposti per il suo realizzarsi, in Fassbinder descrive il grande vuoto interiore contemporaneo e la coercizione/oppressione imperante e senza scampo.
Uno dei film più angoscianti che abbia mai visto.
Questa è la parte "intellettiva" del film. Per il resto la visione è abbastanza pesante, fin troppo concentrata sul personaggio di Martha. Insomma non mi meraviglia che a qualcuno possa annoiare.