caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

ROOM regia di Lenny Abrahamson

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  09/03/2016 02:22:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non so nemmeno io se mi sento pronto a commentare "THE ROOM" senza che la mente rimandi ad altri film, come l'australiano "Bad Boy Buddy" o alla fuga dal Mondo che cita Alice di Lewis Carroll tanto quanto il Conte di Montecristo. Cominciamo a dire allora che la fantastica Brie Larson ricorda moltissimo Holly Hunter di vent'anni fa, ed e' sicuramente uno dei Volti da puntare per il prossimo futuro, un meritatissimo Premio Oscar, con qualche rimpianto per l'altrettanto intensa Cate Bianchett di "Carol". Il film e' tutto improntato sul mondo sommerso di Jack, che vive nei riflessi mediatici di quella che sembra (o e'?!) La Falsita', e il mondo Adulto che scoprira' ha aspetti grotteschi, quasi "falsi" nella loro strana umanita'. Il regista esalta questo aspetto fiabesco della Prigionia consentendo a un bambino di cinque anni di vivere a modo suo l'esilio nell'esiguo universo di cui dispone. Il film resta durissimo, ma sembra voler preservare questa Purezza ostacolando il trauma attraverso i beni materiali (i giocattoli regalati) che rendono felice un
bambino. Per questo, forse, l'epilogo apparira' ai piu' troppo tenero o addolcito rispetto alla pillola amara di una storia che dovrebbe superare ogni barriera di sopportazione fisica psicologica e morale, per lo spettatore. E invece il film ha momenti di altissimo cinema, come la scena della (spoiler) quando Jack osserva quel Cielo muoversi e correre sotto di lui, non piu' una Fissita' incombente che trasmette il senso di un vuoto reciso, non piu' un semplice pannello che fissa l'avvento monolitico delle stagioni. I grandi spazi danno un senso di vertigine (l'ospedale) tanto da desiderare ROOM come mondo protettivo nel ventre materno dove Rinascere equivale a uscire da un feto dove lo spazio accentua il bisogno di controllare e nominare le cose. Il Nuovo Mondo - come nel "Ragazzo selvaggio" di Truffaut al quale sicuramente Abrahamson avra' pensato - e' una civilta' di strani esseri umani pronti a riempirsi di attenzioni e spiegarti come hai fatto a rinascere. La forza di questo film non e' di aver rimosso l'inquietudine ma di averla cercata e plasmata nel linguaggio e nell'anima di un bambino. Non per nulla la fragilita' e' adulta, anche nei suoi aspetti piu' aberranti (il carceriere) mentre a cinque anni persiste solo la paura di una certa liberta'. Quella dei cieli che si muovono, e degli alberi dove non cadono le foglie

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER