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ROOM regia di Lenny Abrahamson

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Jolly Roger     8 / 10  08/03/2016 22:42:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi

-----------------SPOILEROSO e AMMAZZAFILM--------------

ROOM mi ha emozionato.
E i film che ti emozionano così, sono rarissimi.
Esso ricalca vicende di cronaca nera, di quelle della specie più infima, che scoperchiano la peggior sozzeria dell'essere umano: donne rapite e tenute prigioniere a scopi sessuali dai loro aguzzini.
La mente va subito al caso Fritzl, a cui il film dichiara espressamente di essersi ispirato. Joseph Fritzl, quel pazzoide che tenne sua figlia segregata in cantina per 24 anni, dalla quale ebbe anche dei figli nati da rapporti incestuosi.
Forse uno dei casi più raccapriccianti della cronaca di tutti i tempi.
A onor del vero, però, non sembra questo il caso più simile a quello portato sullo schermo da ROOM. La caratterizzazione fisica e comportamentale del killer è infatti più probabilmente ispirata a Marc Dutroux, il mostro belga (mostro dI Marcinelle) che tenne segregate 6 ragazze per molti anni, uccidendone quattro. Quella stessa barbetta incolta, quello sguardo perverso, ma insieme così vile, pusillanime e schifosamente piccolo.
Tuttavia, né il caso Fritzl, che riguardava una sordida vicenda di perversione all'interno di un nucleo famigliare, né il caso Dutroux, che era un serial killer probabilmente collegato ad una più vasta rete di pedofili, rispecchiano quel che c'è nel film ROOM.
Il caso di ROOM ricalca invece quanto avvenuto a Natascha Kampusch, in Austria. Ella venne rapita dal suo aguzzino quando era ancora minorenne e rimase in prigionia per otto anni. ROOM ha introdotto l'aspetto – per niente marginale, comunque – di un figlio, nato come frutto delle violenze sessuali, che nella vicenda reale di Natascha non si verificò – tuttavia gli elementi ambientali e le caratterizzazioni umane e psicologiche sono le medesime del caso Kampusch…come ad esempio il fatto, per niente secondario, che il rapitore della protagonista di ROOM, una volta verificatasi la fuga della vittima, si uccide, come avvenne effettivamente nella realtà.
Il grosso pregio di questo film è che riesce ad essere davvero realistico nel raccontare le emozioni umane e le reazioni psicologiche di chi si trova dentro situazioni costi estreme. Il film mantiene questo realismo sia nella prima parte, in cui racconta la prigionia, sia nella seconda parte, quando affronta il delicato recupero della madre e del bambino.
A tal proposito, è tremendamente vigliacca la domanda della giornalista, quando chiede alla madre se ella non avesse pensato, una volta nato il bimbo, che sarebbe stato meglio chiedere all'aguzzino di abbandonarlo davanti a qualche istituto, così da donare al bambino una vita normale. Effettivamente è verosimile che il rapitore lo avrebbe fatto, ma sicuramente una madre non può far altro che pensare che il miglior destino di un bambino piccolo sia proprio ed unicamente quello di stare vicino a lei, sua madre. L'opposto sarebbe contro natura. Se ne faccia una ragione la giornalista (anche lei, peraltro, donna).
E poi, in effetti, il finale dà ragione alla mamma.
I due, madre e figlio, hanno un intero mondo davanti da esplorare - e qualsiasi problema si può affrontare, si possono fare i conti con qualsiasi passato, anche il più tremendo, perché sono vivi e liberi e hanno affrontato e sconfitto il peggio, insieme.
Vivi e liberi nel mondo.
Quanto è spettacolare la scena in cui il bambino si srotola dal tappeto nel retro del furgone e vede per la prima volta il cielo, la strada, le cose…egli rimane attonito, quasi pietrificato da tanta grandezza e bellezza. Fino a quel momento, il mondo di quel bambino è stato una stanza…egli non aveva alcuna idea dell'esistenza di tanta immensa bellezza. Eppure, c'è qualcosa, dentro di lui, che è più grande di quanto lo stupore possa essere pietrificante: la voglia di vivere questa bellezza. Proprio per questo il piccolo, malgrado la sua…piccolezza, appunto, riesce a buttarsi già dal furgone, a chiedere aiuto.
E in quella scena il cuore ti batte a mille all'ora. Tifi per lui, vorresti abbracciarlo, l'unica cosa che vuoi è che egli sia libero e alla fine ti scopri ad esultare quando ce la fa!
Ma c'è un altro momento in cui ancor di più si capisce quanto grande sia la voglia di vivere, che nessuna prigione può bloccare: quando il bambino, ormai libero da molto tempo, chiede di rivedere la Stanza.
Ed essa sembra così diversa da come l'aveva lasciata.
Sembra così piccola rispetto al mondo che sta fuori.
Non sembra nemmeno più lei.
"Non è la stessa, senza la porta chiusa" dice il bimbo alla mamma.
"se vuoi chiudo la porta…"
Il bambino ci pensa su, si gira e dice un monosillabo che vale miliardi di parole:
"NO."

E' tempo di lasciare la porta aperta. Di vedere tutto quello che il mondo ha da offrirci.

Un film da vedere, che parla della voglia di andare avanti e di superare i traumi, della grandezza di questo piccolo pianeta e della grandezza di questa breve vita.

Mezzo cinema aveva le lacrime agli occhi quando si sono accese le luci in sala.
76mm  10/03/2016 09:02:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao!
Bel commento!
Però non ho capito da cosa hai dedotto che il sequestratore si sia suicidato...a me questo particolare è sfuggito, forse mi sono distratto un attimo...
C’è una scena in cui madre e figlio, dopo la liberazione, guardano il notiziario in tv dove viene detto che un uomo è stato arrestato, poi nell’ultima scena quando tornano in Stanza e la trovano spoglia la poliziotta che li ha accompagnati spiega loro che è stato tutto portato via per essere usato come prova nel processo... che processo dovrebbe esserci se il sequestratore è morto?
Però magari sono io che ho capito male eh...

Jolly Roger  10/03/2016 10:46:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ciao 76mm grazie!
non lo so, può essere invece che sono io ad essermi sbagliato...mi sembrava che, nella scena in cui il bimbo è nella macchina della polizia e la mamma viene liberata (quando corre verso il bambino per abbracciarlo), si sentisse una voce - forse uno dei poliziotti - che parlavano di colpi di pistola. Forse dicevano che il rapitore aveva sparato qualche colpo mentre io potrei aver capito che il rapitore si era sparato...Poi la sua figura sparisce totalmente quindi si vede che non mi sono posto più il problema.
Ma se alla fine parlano di processo, lui è vivo per forza :-)
76mm  10/03/2016 11:40:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sì effettivamente la figura del sequestratore nel secondo tempo sparisce per cui è lecito avere qualche dubbio sulla sua fine, ma probabilmente è un particolare che al regista non interessava approfondire (a me sarebbe piaciuto invece che avesse dato un po’ più di spazio alla sua figura, che è sicuramente quella peggio delineata di tutto il film, pur essendo un personaggio importante nella trama...mentre ad esempio quella del padre di lei, pur in un’apparizione di pochi minuti, lascia un segno profondo nel suo non riuscire ad accettare il nipote).
Io sono sicuro che al notiziario abbiano detto che è stato arrestato, anche se non ricordo il particolare dei colpi di pistola, per cui senz’altro è stato catturato vivo, e la battuta finale sulla raccolta di prove per il processo credo che lo confermi.
Tutto a posto, mi era solo venuto il dubbio di essermi lasciato sfuggire qualcosa di importante.
Ciao