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THE INVITATION regia di Karyn Kusama

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  09/06/2016 11:08:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo due anni di assoluto silenzio Eden invita il marito Will ad un party nella lussuosa villa in cui i due abitavano prima della morte del figlio, tragico fatto che li ha indotti a separarsi. Oltre agli ex coniugi, con al seguito i nuovi rispettivi partner, alla festa partecipano i componenti storici della loro compagnia, oltre a due amici della coppia padrona di casa.
Si respira fin da subito un clima soffocante, di stranezza, come se dietro l'accondiscendenza e la gentilezza si celasse qualcosa di strambo e molto pericoloso. I gesti, gli sguardi e le parole esprimono rilassatezza, in realtà tradiscono nervosismo, come se di lì a poco dovesse accadere qualcosa. E' quello di cui è convinto Will, il quale però vive uno stato di profonda depressione a causa del lutto subito. Lutto dal quale sembra essersi liberata Eden, seguace di una sorta di setta in cui si impara ad espellere emozioni e sentimenti nefasti. Will non se ne capacita, mentre la tensione monta in modo esponenziale col passare del tempo.
Comportamenti difficilmente inquadrabili, un video inquietante, porte e finestre sbarrate sono indizi che non possono sfuggire, in questa sorta di drammatico kammerspiel in villa losangelina.
Karyn Kusama ricorda di aver debuttato nel 2000 con il buon "Girlfight" (per poi rischiare di gettare via la propria carriera con due schifezze come "Aeon Flux" e "Jennyfer's Body"), e dimostra che quel lavoro non fu frutto di un semplice colpo di fortuna; "The invitation" è infatti un thriller psicologico di tutto rispetto, costruito su tempi dilatati adatti alla costruzione di una storia dall'epilogo non proprio impensabile ma coerente con ciò che l'ha preceduto.
La sceneggiatura sfrutta al meglio le turbe del protagonista principale, assecondando i suoi sospetti per poi sbugiardarli repentinamente in un quadro opprimente in cui la puzza di bruciato aleggia con prepotenza. Azzeccata la scelta della fotografia dai colori caldi e buona prova del cast, a partire dal barbuto Logan Marshall-Green ben spalleggiato dalla stralunata Tammy Blanchard.
Inoltre, una volta tanto, non abbiamo uomini normali capaci di trasformarsi in men che non si dica in Rambo esperti d'armi e lotta, la situazione si delinea in maniera piuttosto credibile come fosse affrontata da persone comuni senza particolari doti guerresche. Davvero una bella sorpresa, con l'ultima sequenza a regalare ancora qualcosa in più.