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LA GRANDE SCOMMESSA regia di Adam McKay

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     8 / 10  21/01/2016 20:02:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Fa specie pensare che alla regia ci sia Adam McKay, un factotum della commedia americana, l'altra faccia della stessa medaglia che vede in Apatow un maggior impegno sociale nel rivestirle di nobili propositi e in lui l'incapacità di fare altrettanto vertendo nella proficua e più immediata comicità demenziale e rozza.
Altrettanto singolare un soggetto particolarmente complesso e tecnico finisca nelle sue mani, McKay dal canto suo non inventa niente ma sapientemente sa a chi ispirarsi, sa chi 'plagiare', non tanto per la breve incursione di Margot Robbie quanto per l'uso sopraffino dell'abbattimento della quarta parete (che si fa gioco della inevitabile romanzatura del racconto), per la realizzazione del mondo economico-finanziario con i suoi squali (Jordan Belfort docet), tuttavia contrariamente allo Scorsese-modello che resta il riferimento principale, la protagonista è la crisi, dalla genesi allo scoppio, al consumismo incontrollato evidenziato dal montaggio rapsodico alla colonna sonora eterogenea e contemporanea, si muove attraverso i tecnicismi del mestiere ostici ma brillantemente spiegati attraverso una serie di giri di parole, metafore culinarie e sul gioco d'azzardo.
Convince l'impianto tripartito, 3 linee narrative in cui Michael Burry è il germe che innesca il dubbio e si annida agli altri avvoltoi, tra morale e cinismo si indaga direttamente sui soggetti responsabili, i venditori di mutui, che hanno l'unico scopo di venderli senza aver verificato l'effettiva solvibilità dei prestiti sottostanti, la categoria dei subprime, precari non in grado di dimostrare un reddito in prospettiva adeguato al pagamento del mutuo il cui canale preferenziale sono gli immigrati. Come per 'Moneyball' c'è lo zampino di Michael Lewis che fa da base al film, McKay nonostante il curriculum poco edificante vince a sua volta la scommessa e Steve Carell conferma quanto di buono fatto con Foxcatcher aprendo il suo raggio d'azione ad un cinema decisamente più serio.