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CAROL regia di Todd Haynes

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     7 / 10  12/01/2016 19:23:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Elegante, ben confezionato, formalmente britannico (Haynes è uno dei più britannici dei registi americani odierni), solita capacità di ricostruire gli anni '50 a puntino, target che inquadra e denuncia principalmente il bigottismo, il classismo e l'omofobia insiti alla società di quel tempo, gestito con un rigore che non lo fa mai scadere nella retorica, opera che è parente strettissima di 'Lontano dal Paradiso' pur non avendo quelle pennellate sgargianti nella fotografia.
In 'Carol' abbassa ulteriormente i toni cromatici, sottrae dalle recitazioni, posate e morigerate, sottrae anche di virtuosismo, conformandosi al clima '50 imposta le inquadrature nei binari dei canonici campo-controcampo, sottrae anche dalla narrazione, quelle tappe che in un amore così osato andrebbero esplorate step by step, in questo senso Kechiche col suo La Vie d'Adèle si concentrò sull'aspetto umano, Haynes omologandosi alle sue tematiche vira sul clima da denuncia.
La Blanchett vince il confronto(dato che la critica le assurge a coprotagoniste), 2 personalità antitetiche, l'una rivolta alla borghesia, dall'aria un po' snob impressione quanto mai apparente, la Mara è di ceto inferiore, quasi persuasa dai modi galanti della ricca signora tuttavia nel calarsi nella parte la Blanchett sa il fatto suo (non a caso in vesti anche di produttore attratta da un soggetto così brillante e lungamente confinato in gestazione, rimesso in circolo anche in seguito al successo giustappunto di 'Adele'), la Mara dall'indole hepburniana, più maltrattata dalla condotta ellittica che da se stessa, infatti nel suo percorso di crescita è un'altra buonissima prova.