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STAR WARS: IL RISVEGLIO DELLA FORZA regia di J.J. Abrams

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wallace'89     6½ / 10  07/05/2020 17:37:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Finita anche la nuova trilogia, si possono facilmente tirare le somme di un' operazione, sì commerciale, ma che presenta qualche spunto d'interesse nelle sue modalità e finalità produttive, aldilà del risultato artistico complessivo, sicuramente discontinuo.
Ep. VII in questo senso è un buon esempio di ricalco, prima ancora che sequel o remake, del mito fondativo di Guerre Stellari, di cui riesegue prassi e modelli teorici, privandosi la possibilità di rivedere o aggiornare realmente la sua mitologia (che risulta specificatamente in questo episodio, un po' povera) per eccesso di zelo e cautela, come proverà invece a fare il blasfemo Rian Johnson (con risultati a mio avviso, più apprezzabili).

Un dignitoso omaggio al mito di Guerre Stellari, con pregi e difetti. Infatti l'aspetto più interessante ch'è possibile cogliere nella pellicola, oltre al resetaggio generale a codici di narrazione semplici e rodati come nei più cartteristici miti fondativi (dove tutte le aspettative di svolgimento non necessitano di un background eccessivamente stratificato e ri-raccontato ogni volta ex-novo), è proprio nella modalità in cui la tematica espressa della "riverenza rispetto ai propri maestri", e la paura generazionale di non sentirsi all'altezza, s'intraveda anche nei codici stilistici e artisitici dell'intera operazione. Con una scena simbolica che, attenzione spoiler, cerca di tematizzare una doppia valenza di significato con quella di morte del padre, ma non riesce a uscirne realmente. E con questo si veda l'interessante relazione che intercorre, sviluppandosi, tra l'episodio 8 (che trova in questo senso a trovare la sua strada) e invece la deludente restaurazione dell'ultimo episodio che promuove nuovamente, in maniera nostalgica e reverenziale, l'idea di destinalità e incapacità di affrancarsi da una linea ereditaria fin troppo invadente. Nel nome degli Skywalker.
Siamo nei territori mixati del mito e della telenovela , con una sensazione di eterna circolarità dove i conflitti si rinnovano creando nuove schiere di oppressori e ribelli e di peccati che si tramandano di padre in figlio. Poco male allora che anche questo episodio riproponga, volutamente e opinatamente, una collezione di rodati cliches. Star Wars è sempre stato un universo sincretico, anche dal punto di vista cinematografico. Un vero e proprio pastiche. Come diceva Eco, pochi stereotipi sono risibili, cento commuovono.
Il che è interessante perchè ci permette di prendere in considerazione due grandi fronti del giudizio comune, contrapposti universalmente nella formula: autenticità vs copia (sbiadita).
J.J. Abrams è un regista che ha costruito la carriera sulla sua capacità di rileggere il cinema che l'ha influenzato, e con lui una generazione di spettatori. Siamo più dalle parti di Spielberg che non di Lucas, ma dove i modelli s'incrociano, troviamo il suo posizionamento. A distanza di sicurezza, però.
Le cose migliori del film si devono alle sue ampie panoramiche, al montaggio alternato ben fatto delle sequenze action, con efficaci angolazioni dei punti di ripresa e qualche inaspettato zoom su qualche piano sequenza come nell'inseguimento del millemium falcon (forse una delle sequenze meglio girate della saga).
Il lavoro di interazione sulla squadra di nuovi personaggi lasciava delle buone premesse, grazie anche al tocco riconoscibile di Kasdan e ai suoi modelli narrativi, che almeno nella prima parte funziona, con sufficiente spirito di trasporto ed eccitazione. Peccato il troppo fan service, le strizzatine d'occhio, l'energia floscia dei vecchi personaggi imbolsiti e meno credibili, sacrificati all'altare dell'eterna nostalgia. Anche a Star Wars deve essere concesso il lusso di guardare avanti.
Con premesse più solide, e penne in grado di arricchirne (e non usurarne i propositi) la mitologia, magari iniziando a considerare con più attenzione anche l'universo espanso e quello che ha da offrire.