caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

IRRATIONAL MAN regia di Woody Allen

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Terry Malloy     4½ / 10  30/12/2015 17:50:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tanti cliché pseudocritici ruotano attorno alla figura di Woody Allen, uno tra i tanti che abbia rotto le palle. In parte coglie nel segno. Allen è libero di fare quello che vuole con la sua vita, e in certi periodi della sua mente ha fatto di questa libertà autentici gioielli della commedia novecentesca, ma stavolta, con l'uscita natalizia di Irrational Man, l'impressione che si sia spinto oltre il non sense è quasi ovvia.

La trama dell'ultima fatica alleniana è virale, se si pensa alla produzione di questo autore: un professore di filosofia del college (interpretato da un poco ispirato Joaquin Phoenix, e non è difficile capire perché), molto noto in ambito accademico per una vita irregolare e un pensiero in qualche modo non convenzionale, non trova più stimolo nell'esistenza e progetta di vivere in modo apatico fino a che qualcosa non tornerà a sconvolgergli l'animo al punto da ritrovare senso nel tutto. Approfittando di un nuovo incarico, incontra due figure femminili, con le quali il coinvolgimento erotico risulterà pericoloso. Ma la vera molla della sua esistenza sarà un atto eroico, ma moralmente e giuridicamente discutibile che lo rivelerà come uomo preso troppo da se stesso e su cui il Caso interverrà per ristabilire una sorta di ordine universale delle cose dal sapore tragicamente comico.

Non posso svelare i dettagli di questo atto eroico perché è l'unica cosa per cui vale un minimo guardare il film. Dalla mia sinossi però si può evincere che la struttura di quest'opera non è del tutto logica. Il film infatti alterna momenti sentimental-esistenzialistici in cui questo antieroe disserta con le sue Muse sulla mancanza di senso della vita, e sull'ignorantissimo luogo comune per cui la filosofia non è che un pretesto per uomini infelici di blaterare presunte verità apodittiche, ma in fondo retoriche, e che tutto ciò che serve per essere felici lo si impara dalla vita stessa, e soprattutto da uno spirito vitalistico all'azione che banalizza Goethe e l'intera tradizione umanistica e intellettuale europea.

Se ci si sofferma sul resto, l'opera non migliora: i dialoghi sono piatti e banali, a tal punto da risultare ridicoli in più di un'occasione, e ci si domanda più volte se Allen stia scrivendo prendendosi sul serio oppure no. Se non lo fa, il film comunque non fa ridere, e l'impressione di trovarci di fronte a una commedia grottesca venuta male, rimane. Se lo fa, è grave, perché il dramma ne esce profondamente svilito nella sua serietà. Proprio questo mi sembra l'elemento di maggiore debolezza del film, dato che di per sé ironizzare su dieci secoli di cultura europea non è necessariamente un male. Dipende da come lo fai. In passato Allen si è contraddistinto per essere una voce americana colta, spesso incompresa dal pubblico statunitense proprio perché troppo intellettualistica. Che sia un nostalgico e un irregolare della cultura del Vecchio Continente è vero, ma stavolta gli intenti non sono per nulla chiari. Di sicuro l'opera vuole essere una sferzante parodia degli ambienti accademici statunitensi, ma oltre a questo rimane poco.

Alla base di questo non sense grottesco e confuso c'è anche la difficoltà di collocare cosa voglia essere il film, se una commedia nera o un thriller vero e proprio. Le descrizioni tecniche lo giudicano un thriller, ma l'opera si orienta troppo sui toni della commedia. Tutta la storia è musicata con toni jazzistici e i personaggi dissertano dei massimi sistemi con un tono annoiato e radical chic, risultando stilizzati e poco credibili. Non hanno nulla della statura tragica dei personaggi dei thriller, specie quelli alleniani. Dunque Irrational Man sembra situarsi tra Match Point e Basta Che Funzioni, le due prove più convincenti dell'ultimo Woody. E' difficile trarne un qualunque spunto di riflessione, è noioso seguirne le vicende, è irritante e macchinoso lo sviluppo caratteriale dei personaggi. Non vale nemmeno la pena sottolineare quanto i tre attori principali del cast, Phoenix, la meravigliosa Emma Stone e Parker Posey si sforzino di rendere credibili questi personaggi sterili e abbozzati.

(Questa è la mia recensione per Bologna Blog University)
Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  30/12/2015 20:36:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ormai Allen gira testardamente per inerzia, ha spremuto tutto quello che aveva da dire e ciò che afferma non sono altro che bignami delle sue ere, ibridi di canovacci già perseguiti, certo preoccupa se definisci piatti e banali i dialoghi o i personaggi sviluppati macchinosamente, uno dei punti di forza capaci di resistere nel tempo era proprio lo script legato ai personaggi e alle loro azioni. Serbavo speranze nel vedere Phoenix spremuto per bene come sa fare Allen, un merito però glielo riconosco, l'essersi perlomeno dileguato in tempo dal recitare parti a lui non più congeniali, anche solo come fa Moretti di ritagliarsi ruoli o l'Eastwood di metà anni '90 che ancora insisteva a 60 anni a interpretare ruoli di 20 anni più giovani. Ad Allen, sostengo, che ad un certo punto della sua carriera (da Mira Sorvino in poi), è mancato il suo alter ego, un personaggio capace di convogliare humour e pillole di saggezza, un elemento anarchico al plot.


Terry Malloy  31/12/2015 09:46:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se confronti l'interpretazione di Phoenix qui e quella in Vizio di forma ti renderai conto di quanto è vero quello che disse una volta Virzì, ovvero che per far recitare bene un qualunque attore (chiaramente che sappia il mestiere suo) bisogna scrivergli un bel personaggio.
Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  31/12/2015 14:28:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Deduco che Allen non l'abbia fatto e stiam parlando di Allen, uno che tra i suoi innumerevoli pregi vanta anche quello dello scriverli i personaggi e gli attori dirigerli altrettanto bene, è probabile che inconsciamente Allen non si accorga quando uno script è vuoto di ispirazione, lui butta giu auspicando che nello scrivere lo stesso film reiteratamente cambi qualcosa, l'ambientazione e magari un addendo o 2.

Su Phoenix, vero per quanto sia un attore enorme è umano anche lui, a memoria con Vintenberg non gli andò bene, con Anderson si trova da Dio, Anderson che tiene ossessivamente ai dettagli, pensare alla scena in cui il narratore parla e intanto Phoenix si prende una spallata da un agente che neanche se ne accorge, buttata lì come niente ma sfumatura di un personaggio totalmente improbabile.

p.s quando mi riferivo a 'da Mira Sorvino in poi' non intendevo focalizzarmi su quel film, infatti Allen c'è, ma sui successivi 15 (eccetto qualcuno nel quale l'alter ego di Allen non serviva)
hghgg  30/12/2015 20:44:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Be no dai in "La dea dell'amore" funzionava ancora benissimo il suo tipico personaggio, forse per l'ultima volta.
Terry Malloy  31/12/2015 09:47:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non l'ho visto. Lo guarderò ;)