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IN FONDO AL BOSCO regia di Stefano Lodovichi

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6½ / 10  18/03/2016 11:58:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Durante la tradizionale festa dei Krampus il piccolo Tommy scompare. Del fatto viene accusato il padre, facile capro espiatorio in quanto alcolista. L'uomo non viene però incarcerato a causa della mancanza di prove schiaccianti. Cinque anni dopo Tommy viene ritrovato, ovviamente molto turbato dal lungo periodo passato lontano da casa.
Stefano Lodovichi mostra grande attenzione nell'utilizzo delle luci e ottima capacità nell' esaltare scenografie naturali e non, dirige con efficacia gli attori (Nigro e Filippi molto bravi) e palesa buona attitudine registica a dispetto della giovane età.
Sulla gestione dei contenuti invece qualcosa non torna: quando il sollievo muta in disagio lo script gira spesso a vuoto, andando troppo sul bersaglio anzichè sfumare con furbizia. Le perplessità materne, unite a quelle del nonno, sono esposte in maniera grossolana, per quanto poi giustificate da un epilogo veloce ma coerente.
Le carte del dubbio vengo quindi giocate con poca accortezza, mentre le derive di stampo satanico ed orrorifico sinceramente stonano.
La visione mi ha fatto tornare alla mente "Ricordami così", romanzo di Brett Anthony Johnston, in cui la sparizione e relativo ritrovamento del figlio perduto mettono in moto una serie di eventi molto credibili, qui compressi e riassunti senza mezzi termini attraverso un approccio troppo diretto.
E' indubbio che gli autori si ispirino - a mio avviso poco elegantemente- ai tremendi fatti di cronaca nera avvenuti negli ultimi anni e con vittime minori. Le storie vengono amalgamate e legate da un filo conduttore capace di tenere sempre ben desta l'attenzione nonostante i difetti di cui sopra. Interessante è la figura del padre, realmente mosso da responsabilità o più intento a dimostrare l'evidente innocenza a quell'opinione pubblica che lo condannò a prescindere? Il dubbio rimane ed è un bene, come è un bene notare che qualcuno in Italia abbia ancora voglia di raccontare storie diverse dalla solita robetta buona solo per il multisala.