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IL PIANISTA regia di Roman Polanski

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Spotify     9 / 10  02/12/2018 06:32:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Opera monumentale di Roman Polanski, il quale, forse, gira la pellicola definitiva sulla persecuzione nei confronti degli ebrei.
Polanski ci racconta, come se l'avesse vissuto lui stesso, l'inferno che hanno vissuto gli ebrei, sin da quando sono stati isolati nel ghetto di Varsavia.
La trama vede l'arrivo dei nazisti ad occupare la capitale polacca. Si assiste alla chiusura degli ebrei nel ghetto e poi, successivamente, al loro trasferimento nei campi di concentramento. Szpilman, un giovane talentuoso pianista ebreo, riesce, con uno stratagemma, a non essere deportato nei campi di sterminio. Da quel momento, la sua vita sarà un continuo nascondersi, nei palazzi di Varsavia, dai nazisti.
Polanski ci mostra, senza mezze misure, il dramma vissuto dagli ebrei. Il realismo di questo film è impressionante, certe scene fanno rabbrividire per quanto sono cruente. Il director però, ha fatto bene a mostrarle queste sequenze, perché solo attraverso il sangue e la violenza, si possono comprendere il dolore e la sofferenza inflitti agli ebrei in quel periodo. Polanski porta lo spettatore proprio in mezzo alle strade di Varsavia, e, posso garantire, si provano sensazioni non piacevoli.
La caratterizzazione dei personaggi è eccellente: ognuno è più che credibile nel proprio ruolo e tutti rispecchiano la comunità ebraica in maniera impeccabile. Da ogni interprete, da ogni volto, Polanski estrapola quanta più paura e strazio possibili. Wladyslaw Szpilman è un soggetto molto intrigante: se nella prima parte della pellicola non lo si nota particolarmente, nella seconda, diventa protagonista assoluto ed immediatamente, l'astante prova una forte empatia nei confronti di quest'uomo.
Il ritmo del film è incredibilmente dinamico. All'inizio, pensavo che mi sarei trovato di fronte ad una pellicola pesante, lenta. Invece, in certi frangenti, Polanski adotta alcuni stilemi che sono propri più del cinema thriller che di quello drammatico/storico. Due ore e mezza che volano via, senza nemmeno accorgersene.
L'atmosfera che il regista crea, unita alla gran valorizzazione della scenografia,
fa si che si respiri, per tutta la durata dell'opera, un'aura di forte tensione. Ripeto, il director ci porta direttamente nelle strade della capitale polacca, dove gli orrori sono all'ordine del giorno. Non vengono risparmiati neanche bambini e vecchi, in quello che è un turbinio di immagini crudeli e realistiche.
Molto triste tutto il momento del film ambientato nel ghetto. Vediamo come gli ebrei vengano internati come animali in una piccola zona della città e vengono i brividi pensando che quello che stiamo vedendo è successo davvero.
Infatti, di tutti i film che ho visto su questo argomento, penso che "Il Pianista" sia la pellicola che meglio rispecchi il calvario che hanno vissuto gli ebrei. Questo è dovuto, lo ribadisco, alla spaventosa capacità del regista di rendere tutto reale.
Il finale, a dire la verità, è molto americano, però fa stare lo stesso in tensione. Una buona conclusione.
Il cast, se all'inizio è quasi corale, nella seconda parte del film, è sorretto quasi solo da Adrien Brody. La prova dell'attore new yorkese è unica. Dal suo volto (e anche dal suo corpo) trasparono sofferenza e fame. Sembra che il ruolo gli sia stato cucito addosso. Il decadimento fisico di Szpilman è impressionante. Le espressioni sono profonde e l'interpretazione dei dialoghi (questi sono ridotti ai minimi nella seconda parte del film) è ottima.
Gran bella fotografia. I colori sono grigi, volti ancora di più ad accentuare il "lato storico" del film.
Tramite questa fotografia, viene fuori anche un clima uggioso, il quale caratterizza tutta la pellicola.
La scenografia, come detto, è caratterizzata benissimo. Molta cura nei dettagli, impressionante la ricostruzione del ghetto.
La colonna sonora è uno dei punti forti senza dubbio. Non è invadente ed è usata solo nei momenti opportuni. Quelle note, malinconiche, di pianoforte, sono davvero un colpo al cuore. Davvero tanta roba.
La sceneggiatura è lineare, senza grossi colpi di scena. Ma infatti, non ce n'era il bisogno. Lo screenplay infatti, ha un impianto narrativo ferreo, il quale si sostiene quasi esclusivamente sul personaggio di Szpilman. Questi, è caratterizzato benissimo. I dialoghi sono all'altezza, oltre che poco presenti per tutto il secondo tempo.


Conclusione: certamente siamo di fronte ad uno dei migliori film del nuovo millennio. Una pellicola perfetta praticamente in tutto, dove l'orrore vissuto dal popolo ebraico, viene ricostruito nei minimi dettagli. Un'opera dura, intensa, triste. Andrebbe mostrata nelle scuole.

Capolavoro.