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LA LEGGE DEL MERCATO regia di Stéphane Brizé

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The Gaunt     7½ / 10  07/11/2015 23:18:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nel suo rigore e nella sua apparente freddezza La legge del mercato è un ritratto efficace nella sua sottile crudeltà di quel disagio chiamato disoccupazione. Le difficoltà di uomo di cinquant'anni costretto a doversi ricollocare sul mercato, di iniziare di nuovo da capo per non perdere quelle sicurezze acquisite da una vita di lavoro. E' un ritratto dove molti, purtroppo, ci si possono riconoscere ed empatizzare con il suo protagonista, uno straordinario Lindon, che vine lentamente stritolato da un meccanismo senza volto. Un percorso costellato dai suoi lati grotteschi in cui lo Stato ormai non offre più una tutela sufficiente, facendo dei corsi di formazione inutili per dei lavori dove non verrai assunto, perchè il mercato ormai ha soppiantato le tutele di uno stato debole e inetto. Dal grottesco si passa all'assurdo nella sequenza su come presentarsi ad un colloquio di lavoro: esperienza e competenza lasciano il posto a posture, tono della voce, modo di vestirsi ecc. Il lavoratore come una escort che si offre alle risorse (di)sumane. e quando trovi un lavoro, si assiste e si diventa malgrado tutto complice nell'umiliare le miserie altrui, a spiare e denunciare, a togliere dignità. Il mercato non fa sconti a nessuno, perchè non ha una coscienza e cerca di sradicare quella dell'individuo. Lindon è sempre presente nelle scene, con un volto leggermente scavato e dominato da un'espressione come di una persona che ingoia rospi su rospi. Fino a che punto un individuo ancora dotato di una coscienza può sopportare questo. Un film dallo stile quasi documentaristico e scarno, ma di una violenza psicologica che lascia il segno. Deve qualcosa al cinema dei Dardenne ma il regista francese sembra aver imparato bene la lezione.