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SUBURRA regia di Stefano Sollima

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Spotify     8 / 10  08/12/2015 03:46:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Finalmente!!! Eccolo un prodotto di cui il nostro cinema aveva bisogno. Ma ci voleva tanto a capire che stava andando tutto a rotoli prima che lo deducesse Sollima, il quale, al meno per il momento, salva il c.ulo a tutta l'italia. Una pellicola coi controc***i, a me ha lasciato davvero a bocca aperta, mi son goduto ogni minuto di quest'opera, è stata davvero una cosa stupefacente. Il regista tratta un tema che purtroppo è molto attuale, di storie del genere se ne sentono a bizzeffe ai telegiornali, e la cosa impressionante è che è tutto mostrato in un modo incredibilmente reale. Quella di Sollima infatti è una dura condanna al nostro paese in generale, e vanno fatti i complimenti per il coraggio avuto perchè in questo modo lui ci mette la faccia e attraverso attori e storia in generale, dice chiaramente quello che pensa. E' tutto marcio, nulla è completamente esente da atti sospetti, nemmeno il vaticano dove anzi, succedono alcuni dei fatti più clamorosi. Io sinceramente sono uno che non si è mai interessato tanto di politica e roba simile, però assistendo a tale film, mi rendo conto in che schifo di posto viviamo, loro ce la fanno sempre sotto al naso e noi molte volte non ci accorgiamo di niente. Mi è venuta davvero la pelle d'oca per lo squallore. Il regista rende Roma, la "città eterna" una specie di giudice, infatti, alla fine, è proprio lei a decidere chi vive e chi muore. E' costantemente uggiosa, piovosa, cupa, tetra. Fa da perfetto sfondo alla storia, la quale si appropria degli stessi aggettivi. Una storia di politici e gangster che non risparmia nessuno, dove non ci sono ne vincitori, ne vinti. Tecnicamente girato benissimo: ha un impianto registico-narrativo straordinario, la vicenda è spiegata in maniera lucida e fluente alternando prima e intrecciando poi, perfettamente, le due storie. In conclusione ne esce fuori un ritmo invidiabile, 130 minuti che volano via in un attimo, nessun punto morto, più va avanti la storia e più lo spettatore capisce che le situazioni che riguardano i nostri protagonisti si fanno sempre più complicate per loro e di conseguenza sempre più appassionanti. La direzione degli attori è molto buona: Favino viene condotto perfettamente nel ruolo del politico corrotto e amante di droga e prostitute, uno di quei classici personaggi di Sollima, meschini, avidi e bastardi. Anche Elio Germano è ben diretto ed è rappresentata molto bene la sua parabola discendente. "Numero 8" è il classico gangster romano "Sollimiano": dialetto a tutto spiano, violento, crudele, giovane e ambizioso. Modellato con l'inconfondibile stile del regista. Su Amendola invece ho delle riserve che però spiegherò più avanti. Ancora una volta poi, il buon Stefano abusa di sesso e violenza, specialmente la seconda: ci vengono mostrate alcune scene davvero pesanti che quasi sfiorano il pulp, realizzate benissimo e di forte impatto. Il finale magari è un po' telefonato ma la location in cui si svolge e la fotografia usata in quel frangente lo rendono piacevole e alla fine non si rimane affatto insoddisfatti. Però è tuttavia un tantino sbrigativo. C'è comunque una cosa che mi ha colpito di più rispetto ad altre: l'atmosfera del film. Raramente ne ho respirato una concepita in modo così sublime. E' opprimente, lugubre, pesante. Sollima riesce a far respirare tutto il marcio che c'è all'interno della storia, a "intossicarti" l'intero organismo. Penso sia questo il punto di forza dell'intera pellicola. La fotografia è quella classica del cineasta romano, cioè molti toni verde-scuro e nero. Non tradisce mai, si amalgama bene con la vicenda e da un ulteriore tocco di squallore. Le musiche sono un altro dei pezzi da 90: drammatiche, suggestive e malinconiche. Mai scelta fu più azzeccata. E sono molto belle stilisticamente. Il cast è uno dei migliori che si potesse trovare sulla piazza: abbiamo un Favino ancora una volta in grande spolvero, caratterizzando superbamente "l'onorevole Malgradi". Elio Germano si conferma uno dei migliori attori italiani giovani in circolazione. Molto versatile la sua interpretazione, forse il migliore di tutti quanti. Molto bene l'emergente Alessandro Borghi che da vita ad un personaggio che mi ha intrigato molto, forse esagera con il dialetto, ma va bene così. La sceneggiatura è ben strutturata: lineare, solida e con un fluido impianto narrativo senza fasi di stallo e con delle trovate molto buone. Eccellente stesura di ciascun personaggio con tanto di analisi dettagliate. Dialoghi che sono ovviamente il perno, sempre azzeccati e riusciti bene. Poi in dialetto fanno sempre un altro effetto.
Tuttavia qualche cosa che non mi ha convinto c'è: innanzi tutto, riprendiamo il discorso di Claudio Amendola. Secondo me recita così e così ed è diretto altrettanto non bene. Sollima non è riuscito, per me, a dargli la sua impronta, il suo timbro, non riesce a caratterizzarlo come lui sa fare. Insomma, non ce l'ho visto nei panni del "Samurai". Poi è anche vero che lui ci mette del suo, non riesce a calarsi nel personaggio, non è per niente credibile, neanche una volta. E' l'unico del cast che non mi ha convinto. Un'altra pecca che si lascia notare è la scena del supermercato: troppo confezionata, uno dei pochi momenti di blackout registico. Eccessivamente "finta" ed inverosimile. Comunque, alla fine dopo tanti pregi, alcuni errori possono anche starci, anche se lasciano lo stesso un segno.

Conclusione: grandissimo film ITALIANO, un gioiello da gustarsi per bene e che, dal mio punto di vista consacra definitivamente Stefano Sollima. Non perdetevelo per nessuna ragione!
Rollo Tommasi  15/03/2016 20:59:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Stessa lunghezza d'onda.

Borghi picchiava col dialetto eh.

Amendola, effettivamente, recitava come in uno spot...

Gran bel film
Spotify  27/03/2016 06:15:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Amico scusa tanto, perdonami, ma non riesco a capire se il tuo commento é ironico o sei realmente d'accordo con me. Attendo risposta.