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2:37 regia di Murali K. Thalluri

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  05/07/2017 10:44:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Appena ventiduenne all'epoca delle riprese, il regista Murali K. Thalluri probabilmente non nutriva (e forse tutt'ora non nutre) una visione particolarmente allegra del mondo adolescenziale. La sua opera di debutto, completamente girata in un istituto scolastico, viene dedicata ad un'amica suicidatasi. "2:37" è l'ora del decesso suggerito nell'incipit, conclamato nello straziante finale.
L'approccio è univocamente votato all'inquadramento delle problematiche di cui sono vittima i giovani personaggi, ripresi durante la loro vita quotidiana tra le mura scolastiche e più intimamente durante interviste individuali in cui i timori, mai espressi in presenza d'altri, sgorgano violenti, inarrestabili; fiiumi in piena schiumanti rabbia, paura e angoscia. Parole a sottolineare fragilità, incertezza, soprattutto l'atroce certezza d'essere incompresi e di dover custodire gelosamente certi segreti, per i quali ci si può disperare chiusi in un bagno, nascosti in uno sgabuzzino, sempre e comunque lontani da sguardi indiscreti.
La mancanza di comunicazione genera indifferenza, i rapporti sono acerbi, basati su istinti più che su consapevolezze, mentre "i grandi" latitano come rimarcato nella sequenza della telefonata di una delle protagoniste alla madre.
Ragazzi pronti a diventare come quegli adulti che li hanno seguiti, instradrati, educati, evidenti modelli distorti incapaci di andare oltre i propri bisogni, non in grado di percepire l'altrui sofferenza. Tutto viene esplicitato con inaspettata maturità da Thalluri, il quale, pur rifacendo palesemente il verso all' "Elephant" di Gus Van Sant ne aggiorna la forma senza snaturarne l'essenza quasi documentaristica.
Da sottolineare il nostalgico e insistito vociare dei bimbi, emblema di un tempo lontano e perduto in cui i problemi erano ridicoli spauracchi incapaci di generare timore.
Pellicola dura e con pochi nulli spiragli di luce, forse a tratti fin troppo esasperata ma capace di trattare il malessere giovanile con apprezzabile lucidità.