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LIFE (2015) regia di Anton Corbijn

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     5 / 10  12/10/2015 01:59:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Life" e' stato una grande delusione, perlomeno rispetto alle aspettative...un film tanto atteso che spreca un potenziale enorme (la vita di un Divo prima di diventare un Divo) al servizio di una cronistoria da rotocalco settimanale, falsa e inutilmente decadente, come se Corbin replicasse con James Dean e il suo "maledettismo artificiale" il biopic su Ian Curtis. Esauriti i primi 45 minuti, che mi sono parsi disastrosi, ho pensato a un grosso buco nell'acqua, ma poi ho dovuto ricredermi alla grande, perche' tutto il viaggio in Indiana non solo e' tremendamente bello ma anche poetico. Tra i poli opposti del film (inizio ed epilogo)
ci sono purtroppo tante incongruenze. Pier Angeli era davvero innamorata di Dean e alla loro storia si erano opposti i genitori di lei, ma certo non era ancora diventata una star acclamata da successo al Red Carpet mentre si fa accompagnare da un giovane attore alle prime armi. Se poi questo attore ha debuttato con Elia Kazan e suscita l'interesse di Nicholas Ray, due dei piu' grandi cineasti dell'epoca, riesce difficile credere che venga completamente ignorato dai media, come il film vorrebbe farci credere. O che subisca pressioni da un Jack Warner (Ben Kingsley) talmente dispotico da "insegnargli la retta via"
prima di affermarsi e diventare una Star acclamata. Il film di Corbin non riesce, salvo qualche momento, ad essere insolito o deviante, e si limita a descrivere una vitalita' spenta
nelle divagazioni quotidiane o letterarie, quasi si trattasse di uno scrittore in erba e non di un imminente grande attore...e' nell'Imminenza che il film mostra il meglio di se', anche se la performance del protagonista e' sufficiente ma niente di sbalorditivo (fisicamente non gli somiglia affatto, contrariamente ai comprimari che impersonano Kazan, Nathalie Wood, Ray, Julie Harris).
Invero buona la prova di Pattinson, anche se alla lunga i suoi problemi coniugali annoiano e sembrano un pretesto per sviare da altri percorsi, piu' rassicuranti, su James Dean. Anche un momento emozionante come il ricordo della madre si perde in una totale mancanza di pathos. Un film "recitato" che ha ben poco di spontaneo. Fastidioso anche il doppiaggio "adolescenziale" della versione italiana. Meglio i titoli di coda, con quelle immagini entrate nella storia del cinema, e che Robert Altman ha catturato meglio ("James Dean story", 1957)