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EVEREST regia di Baltasar Kormákur

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6½ / 10  29/09/2015 12:00:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lo spettacolo offerto dalla catena montuosa dell'Himalaya viene catturato mirabilmente dalla mdp di Baltasar Kormakur, regista islandese che, considerate la caratteristiche della terra natia, quando si parla di ghiaccio, vento, neve e rocce può tranquillamente dire la sua.
Ciò che sorprende è vedere un regista più avvezzo ad altro tipo di show, più muscolare e meno riflessivo (suoi "Contraband" e "Cani sciolti"), districarsi con efficacia tra le pareti verticali e i crepacci che fanno da sfondo alla pellicola con protagoniste le sfortunate spedizioni congiunte, guidate dal neozelandese Rob Hall e dallo statunitense Scott Fischer, verso la vetta più ambita del mondo. E' il 1996, finirà in tragedia.
L'occhio viene appagato abbondantemente, anche la tensione non manca di certo, semmai è la scrittura dei personaggi a non convincere. Ad eccezione di Jason Clarke non si va oltre presentazioni di massima impossibilitate a favorire un adeguato coinvolgimento dello spettatore, poco intrigato dalle sorti di figure con background inesistenti o nel migliore dei casi appena accennati.
Kormakur aderisce ad un realismo estremo, evita facili spettacolarizzazioni, si chiede marginalmente cosa spinga queste persone a sfidare i propri limiti in maniera così determinata. Non c'è un vera risposta, raggiungere un luogo destinato ad una manciata di eletti, mettere a dura prova la propria resistenza fisica e ingaggiare un duello disumano con la propria forza di volontà sono motivazioni più che sufficienti per aderire all'ascensione.
Ispirato ad "Aria sottile", libro scritto da uno dei superstiti, ovvero il giornalista Jon Krakauer, "Everest" non affronta mai di petto le polemiche inerenti la disorganizzazione delle spedizioni e gli errori commessi causa dell'ecatombe sulla via del ritorno. Sono lasciati in disparte anche i fini commerciali che trasformarono le scalate in business per facoltosi alpinisti non sempre particolarmente esperti.
Immancabile il sempiterno confronto tra uomo e natura, racchiuso nel desiderio espresso da persone illuse di potere comperare la benevolenza della montagna grazie alle loro immani possibilità economiche. Ancora una volta la miseria umana è smascherata, e un gesto di generosità si tramuta in affronto a forze devastanti indifferenti alla sorte dei piccoli, schiacciati inconsapevolmente come insetti.