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NON ESSERE CATTIVO regia di Claudio Caligari

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Project Pat     7½ / 10  24/10/2015 13:49:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
È a suo modo un evento, senza dubbio: l'ultimo film di Claudio Caligari, il regista di Arona conosciuto pressoché da chiunque nel giro underground e non solo, che con soli due film fino ad allora dati al mondo, girati e usciti complessivamente in un arco pluridecennale era riuscito comunque a crearsi la fama di parlatissimo cineasta, esce oggi, nel 2015, ben diciassette anni dopo l'ultima fatica (targata 1998) e per di più, dopo la "prematura" scomparsa del suo autore, avvenuta pochi mesi prima.

Chi scrive c'è da dire che ha apprezzato particolarmente quella controversa, prima pellicola che fu "Amore Tossico", riconoscendone le (forse involontarie) potenzialità, mentre ha storto completamente il naso di fronte al secondo "L'odore della Notte", reputandolo nel complesso un prodotto scadente, dotato di comicità involontaria, di fin troppo grezze interpretazioni e di un citazionismo invero pretenzioso (con ragioni tutt'altro che umili, si arrivò perfino a citare Scorsese).

Riguardo invece questa terza e ultima sfacchinata, si può asserire pacificamente che con essa si è raggiunta quell'omogeneità, quella maturità artistica che tutti lecitamente si aspettavano, pur se non in assenza di potenziali (agli occhi dello spettatore) "difetti" di regia e di sceneggiatura, entrambe sempre troppo calcate in alcuni punti, che però più che difetti, sarebbero da inquadrare come tratti fisiologici dello stile di Caligari (questo di matrice pasoliniana, d'altra parte) ai quali è impossibile, a mio parere sul serio in questa pellicola più che nelle altre due (che globalmente rispetto alla nuova restano sempre un po' a sé stanti, "Amore Tossico" soprattutto, nonostante le possibili somiglianze che con quest'ultima ne possano derivare), non affezionarsi: i protagonisti di "Non Essere Cattivo" infatti non sono né drogati reali come nel primo film, né recitano da cani come nel secondo, ma sono attori non tutti notissimi che nonostante ciò cacciano fuori interpretazioni comprese e fedelmente rappresentative, lecite e pure godibili nel loro, come già detto, sconfinar sopra le righe. Le ultimissime immagini prima dei titoli di coda possono tranquillamente parlar da sole, con il volto di un neonato sorridente avvolto in fasce, questo per far capire il valore dell'opera.

In conclusione, non un capolavoro ma un film in cui il salto di qualità è stato finalmente fatto, rappresentante tra l'altro una delle migliori alternative attualmente disponibili in sala (assieme a "Suburra" di Sollima) e per questo, ulteriormente da premiare.