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TRUE DETECTIVE - STAGIONE 2 regia di Justin Lin, Daniel Attias, John Crowley, Janus Metz Pedersen, Jeremy Podeswa, Miguel Sapochnik

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The Gaunt     7 / 10  30/08/2015 22:12:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Presenza di spoiler

Gli stacchi tra una sequenza ed un'altra nella prima serie di True detective mostrava sempre automobili solitarie, circondate da una natura selvaggia, a volte ostile e non priva di minaccie quasi ancestrali nel momento in cui si penetrava all'interno di essa. Nella seconda stagione le strade piene di automobili di infinite highways caratterizzano questi stacchi, come di un sangue che scorre all'interno di un corpo malato e putrefatto dalla corruzione e dallo smarrimento completo di qualsiasi morale. Come nella prima anche nella seconda serie il carattere comune dei personaggi principali è quello di essere emerginati o gradualmente marginalizzati ma ancora in grado di trovare dentro se stessi un minimo di senso di giustizia per cercare il riscatto, lavorando comunque e risolvendo la matassa sempre al di fuori dei canali ufficiali, perchè soprattutto in questa seconda stagione i "canali ufficiali" sono consorterie corrotte, tenute insieme da interessi e speculazioni. I tre poliziotti incaricati più il boss vecchio stampo Frank sono pedine, che diventano consapevoli di esserlo, ma che si ribellano di fronte ad un sistema pressochè invincibile, che può rigenerarsi perchè la fertilità del suo humus marcio è troppo potente per uomini e donne appartenenti ad una razza in via di estinzione. Una coerenza che per i personaggi maschili significa la morte sicura.
Pizzolato ha organizzato un progetto più ambizioso sia come complessità della trama sia nella caratterizzazione dei personaggi, quest'ultimo aspetto é talmente preponderante da far perdere di vista a volte i risvolti dei vari intrecci della storia. Ci sono eccessi di ridondanza specie nella prima parte della stagione, ma questo eccessivo innamoramento nei confronti dei personaggi, secondo ha influito negativamente sulla storia e sulla narrazione, che tuttavia nella seconda parte è decollata in maniera più convincente. L'eccessiva ambizione di raccontare una storia a più voci forse non ha dato i risultati sperati, specie se confrontati con la prima stagione, praticamente perfetta. Forse anche l'utilizzo di più voci in cabina di regia rispetto all'unica voce di Fukunaga, ha frammentato anche a livello visivo oltre che nel narrato una stagione che necessitava di un solo domatore. Apprezzabile il risultato, non certo il capolavoro dell'anno precedente.