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LA TERRA DEI MORTI VIVENTI regia di George A. Romero

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paul     8 / 10  16/07/2005 00:59:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sicuramente il più (volutamente) politico dell'esalogia.
George Andrew Romero, ala no-global dell'horror statunitense insieme a John Carpenter, firma un'opera che da' coraggio alla vita ed alla voglia di vivere, ed è strano che questa sensazione la si abbia dopo aver visto un film sugli zombi. Mi trovo d'accordo sia con Requiem che con Maco: questo non è un horror (sotto l'aspetto splatter gli preferisco di gran lunga Zombi), ma bisogna riconoscere a Romero di averlo detto in caratteri cubitali, ben prima che iniziassero le riprese: non ha voluto realizzare un film dell'orrore, non gli interessava spaventare la gente, nè ritornare agli anni '70. Ha voluto solo attualizzare i suoi morti viventi all'epoca in cui viviamo. Per questo anch'io mi trovo in accordo con Requiem nel definire gli zombi come i nuovi terzomondisti e perciò non così distanti dai poverelli della città fortificata dove vivono gli umani.

Incredibile poi ancora una volta come Romero abbia anticipato i tempi, come già gli era successo con La notte dei morti viventi (1968), Zombi (1978) ed Il giorno degli zombi (1985). Se pensiamo che questa sceneggiatura fu scritta verso la fine degli anni'90, sono addirittura incredibili le assonanze con la tragedia delle Twin Towers e l'ottusità del potere nel non volere dare ascolto alla massa ed assecondare i terroristi.

"Land of the dead" è sicuramente un film apocalittico, post-zombi, le assonanze con "1997 fuga da New York" si sprecano e credo siano non poco non volute.
Non si sa quanto tempo sia passato da quando gli zombi hanno invaso la terra, ma non c'interessa saperlo, nè tanto meno sapere quale è la città statunitense ove si svolge la vicenda, o chi è Kaufmann (ma il suo "non trattare coi terroristi" è più che emblematico).

La riscossa delle masse dei disederedati ed emarginati arriva dal proletariato, e non è un caso che il loro leader sia un nero. La riscossa contro i potenti della terra forse può partire proprio da lì.

E' probabile che,come "La notte dei morti viventi" segnava la fine del mito americano, come ha detto lo stesso Romero che "La terra dei morti viventi" segna la fine del mito occidentale. Ed è un punto di non ritorno, senza possibilità d'appello.

Forse abbiamo sbagliato tutto, forse però, come già ci aveva fatto capire il finale de "Il giorno degli zombi" che, a mio parere, rimane il vero finale dell'esalogia romeriana sui morti viventi, c'è sempre una possibilità di fuga, di rinascita. Ma a patto che sappiamo seppellire e dimenticare per sempre tutto quello che fu e che ci ha portato alla rovina.

Forse l'occidente, l'America, l'Europa non sono il migliore dei mondi possibili: ma forse la soluzione non viene nemmeno dall'Oriente. L'Oriente cerca un proprio posto, come noi. Forse la soluzione non viene nemmeno dall'Africa o dall'America del sud. La soluzione, come ci viene indicato alla fine, in uno dei pochi (e bellissimi) happy end mai realizzati da George Romero (e non è un caso che abbia trovato tra i suoi fan un entusisata Michael Moore), la soluzione arriva da un'altra direzione...

ps: per il resto rimando al mio special sui morti viventi